Il meglio di IFN
Prezzi su, consumi stabili: l’albicocca trova il suo equilibrio
In quattro anni +31% a valore nei discount, il canale più dinamico della Gdo

Considerata una drupacea minore insieme a ciliegie e susine, l’albicocca non ha mai potuto competere con pesche e nettarine per superfici e volumi. Eppure, negli ultimi anni ha consolidato il proprio ruolo, con ettari coltivati in tenuta — a differenza del pesco — e consumi costanti. Il risultato? Una crescita a doppia cifra del valore di mercato, trainata soprattutto dall’aumento dei prezzi. Protagonisti del rilancio sono stati i discount, che negli ultimi quattro anni hanno messo a segno un +30% a valore, confermandosi il canale più performante. È quanto emerge dalla analisi del Monitor Ortofrutta di Agroter che approfondiremo nelle prossime righe.
2025: produzione in calo, superfici stabili
Dal punto di vista produttivo, l’albicocco è una coltura notoriamente soggetta a forti oscillazioni produttive di anno in anno. Oltre al rischio delle gelate tardive, è particolarmente sensibile agli stress ambientali durante le fasi di fioritura e l’allegagione, più di quanto accada per altre specie come il pesco.
Le stime per la campagna 2025 parlano chiaro: secondo il CSO Italy, la produzione italiana potrebbe scendere da 245 a 200 mila tonnellate, ma non si esclude un consuntivo ancora più basso. Sul fronte delle superfici coltivate, invece, la situazione appare più stabile: secondo i dati ISTAT, l’albicocco copre circa 17 mila ettari, con le principali aree produttive concentrate in Emilia-Romagna, Campania, Basilicata, Puglia e Sicilia.

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Calano (di poco) i volumi, volano i ricavi nei discount
Negli ultimi quattro anni, gli acquisti domestici di albicocche hanno registrato un lieve calo a volume (-4% rispetto al 2021). In controtendenza, però, i canali della Gdo mostrano segnali positivi: +3% per Iper e Supermercati, +9% per i discount. In netto calo il dettaglio tradizionale, che segna un -15%.
Sul fronte prezzi, l’inflazione si fa sentire, con un aumento medio del 12% al consumo. Discount in testa con un +20% sui prezzi medi, che si traduce in un balzo del +31% a valore rispetto a quattro anni fa. Seguono Iper e Super con un +14%, mentre il dettaglio tradizionale, unico in flessione, perde 6 punti percentuali in fatturato.

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Stagione più lunga ma i consumi rimangono concentrati
Analizzando i dati mensili a volume del canale Iper+Super degli ultimi due anni, emerge con chiarezza la forte stagionalità dei consumi di albicocche. Il picco si concentra tra giugno e luglio, che insieme rappresentano tra il 70% e il 75% degli acquisti. Agosto, però, sorprende con un’incidenza tra il 12% e il 17%, superando così il mese di maggio. Settembre chiude la stagione con volumi residuali.
Sappiamo bene come negli ultimi anni, grazie all’introduzione di varietà tardive, la campagna commerciale si è estesa fino ad agosto inoltrato, guadagnando circa un mese e mezzo rispetto al passato. Maggio, invece, fatica a imporsi, complice un patrimonio varietale ancora non all’altezza delle aspettative. Restando sul tema delle varietà, la forte proliferazione ha aperto nuove opportunità commerciali, ma ha al contempo generato confusione sia tra gli operatori del settore che tra i consumatori, rendendo più complessa la costruzione di un'identità chiara per il prodotto.

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Export in salute: Germania primo sbocco, ma cresce l'Est Europa
Chiudiamo la panoramica sull’albicocca con uno sguardo ai flussi commerciali esteri, che confermano una bilancia commerciale strutturalmente in attivo. Le importazioni restano stabili tra le 15 e le 17 mila tonnellate, mentre l’export supera regolarmente le 30 mila.
In testa ai Paesi clienti c’è, come da tradizione, la Germania, seguita dall’Austria. Ma a sorpresa, tra i principali sbocchi commerciali compaiono anche Repubblica Ceca, Polonia e Croazia: mercati meno abituali per l’ortofrutta italiana, che però dimostrano un interesse crescente per questo frutto. Un segnale positivo, che conferma il potenziale dell’albicocca anche oltreconfine. (bf)

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