Il meglio di IFN
La riscossa dei consumi, il crollo delle superfici: luci e ombre per pesche e nettarine
Tanti i temi che verranno analizzati nella diretta IFN di martedì 24 giugno
In Italia, negli ultimi cinque anni, gli acquisti domestici di pesche e nettarine sono saliti di circa 7 punti percentuali malgrado un rincaro medio dei prezzi del 20%, che è arrivato addirittura oltre il 40% nei discount. Se si estende lo sguardo agli ultimi nove anni, la fotografia è ancora più netta: nel canale iper+super i volumi restano inferiori ai livelli del 2016 (seppure in ripresa nell’ultimo lustro), ma il fatturato corre grazie ai prezzi al consumo cresciuti di oltre 40 punti.
Il 2024, inoltre, segna un’inversione di tendenza per l’export: la bilancia commerciale torna in territorio positivo a valore. Lato produzione, però, il quadro resta critico. Dal 2006 il comparto ha perso oltre 30 mila ettari e circa 600-700 mila tonnellate di frutta, bruciando più di un terzo del proprio potenziale.
Sono questi i principali spunti che emergono dalle analisi del Monitor Ortofrutta di Agroter, dedicate all’approfondimento mensile della “Categoria del Mese”, che per giugno ha come protagonista pesche e nettarine.
Tanti temi, quindi, che approfondiremo durante la diretta di martedì prossimo 24 giugno sui nostri canali social, dove il dibattito sarà animato da tre protagonisti della produzione come Mauro Laghi, Direttore Generale Alegra; Leonardo Odorizzi, responsabile commerciale de La Grande Bellezza Italiana e Presidente Consorzio Pesca di Verona Igp; Giacomo Galdiero, Ad di Aop Luce. Saranno affiancati da Manuele Gelli, Buyer ortofrutta Conad Nord Ovest e Giovanni Sansone, Responsabile acquisti ortofrutta Dimar, insegna Mercatò, (gruppo Selex) per il sistema distributivo.
Vi aspettiamo alle ore 11.00 del 24 giugno sui nostri canali social.
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Produzione: in 20 anni perso 1/3 del potenziale produttivo
Il crollo delle superfici e della produzione di pesche e nettarine in Italia negli ultimi vent’anni non è una novità, ma i numeri certificano con chiarezza la portata della crisi: oltre 30 mila ettari e circa 600 mila tonnellate andati persi dal 2006 a oggi. Un dato che evidenzia il ridimensionamento strutturale del comparto peschicolo italiano a partire dal 2000 in avanti.

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Va precisato che, le rilevazioni ufficiali dell’Istat potrebbero essere imprecise su alcune aree produttive, ma sul trend generale il quadro è inequivocabile.
Analizzando i dati per area geografica, è il Nord Italia a segnare i cali più drastici: in Emilia-Romagna, Piemonte e Veneto le superfici coltivate si sono più che dimezzate. Al Sud, invece, si osserva una maggiore tenuta del comparto, con cali più contenuti e, in alcuni casi – come in Sicilia – addirittura segnali di lieve crescita.

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L’export torna a crescere. Germania mercato fondamentale
Proseguendo con l’analisi, uno sguardo al commercio con l’estero conferma un altro elemento chiave. Storicamente, il saldo commerciale dell’Italia per pesche e nettarine è sempre stato positivo, sia in termini di volume che di valore. Tuttavia, negli ultimi anni la crescita dell’export spagnolo, unita al calo della produzione italiana – in parte aggravato da gelate primaverili ricorrenti – ha invertito la rotta, portando il bilancio in rosso, come accaduto nel 2023.
Nel 2024, però, si è registrato un segnale di ripresa: il valore dell’export è tornato in attivo, raggiungendo uno dei risultati più interessanti degli ultimi anni, con vendite pari a 160 milioni di euro. Sul fronte dei volumi, invece, si è raggiunto un sostanziale equilibrio tra importazioni ed esportazioni.
Nessuna sorpresa, infine, sul fronte delle destinazioni: la Germania resta di gran lunga il primo mercato di sbocco, seguita da Austria e Svizzera.

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Consumi: boom dei prezzi. Vola il discount
A completare il quadro, i dati relativi all’evoluzione dei consumi nei diversi canali distributivi offrono spunti di particolare interesse. Negli ultimi cinque anni, i prezzi al consumo di pesche e nettarine sono aumentati mediamente di 20 punti percentuali, con punte superiori al +40% nei discount. Un incremento che, sorprendentemente, non ha frenato la domanda, anzi: nello stesso periodo, i volumi di acquisto sono cresciuti di 7 punti. Il risultato? Un vero e proprio boom di fatturato per la categoria, soprattutto nel canale discount, dove si registra un balzo del 54%, mentre l’incremento medio complessivo sfiora il 30%.

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Approfondendo le dinamiche del canale Iper+Super su un arco temporale più ampio – quasi un decennio – emerge una crescita a valore costante negli ultimi quattro anni, con performance superiori del 20% rispetto al 2016. Diverso il discorso sui volumi, che mostrano un calo strutturale del 16%, comunque in recupero dopo il crollo del 2020, anno in cui si era registrata una perdita vicina al 30%.

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Questa evoluzione si spiega in larga parte con l’aumento dei prezzi registrato a partire dal 2020, tra i +30 e +45 punti rispetto al periodo pre-pandemico. Da un lato, ha pesato la ridotta disponibilità di prodotto, causata in particolare dal ritorno delle gelate primaverili; dall’altro, ha inciso il crescente orientamento dell’offerta verso prodotti premium, come le nettarine piatte, che sembrano incontrare sempre più il favore del consumatore.

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Stagionalità: settembre eguaglia giugno
Un ulteriore elemento che può aver contribuito al miglioramento delle performance della categoria è l’ampliamento della finestra di consumo, ben evidenziato dall’andamento delle vendite mensili nel canale Iper+Super negli ultimi due anni. I dati mostrano chiaramente come i volumi di settembre siano ormai pienamente comparabili, se non addirittura superiori, a quelli di giugno. Un trend analogo si registra anche a ottobre, i cui valori risultano molto simili a quelli di maggio. Un segnale importante, che conferma come la stagionalità dei consumi si stia progressivamente dilatando, di pari passo con l’aumento della stagione mite, sostenuta a sua volta da un’offerta più lunga e continua nel tempo. (bf)

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