INTERNAZIONALE e il ricatto dei supermercati: nulla di nuovo sotto il sole

Il dibattito aumenta le distanze mentre la soluzione strutturale al problema è sotto gli occhi di tutti

INTERNAZIONALE e il ricatto dei supermercati: nulla di nuovo sotto il sole

Vi confesso che se scrivo un commento all’inchiesta del periodico Internazionale sui rapporti fra produttori di ortofrutta e Distribuzione moderna è solo per rispetto ai tanti che mi hanno chiesto di prendere posizione sul tema. Da parte mia non lo avrei fatto. Con tutto il rispetto per il lavoro di Stefano Liberti, davvero ben scritto e anche sufficientemente documentato, sebbene non in tutti i passaggi chiave (per esempio quando afferma che la Distribuzione trattiene e non trasferisce al consumo gli sconti che riceve ma non vi è traccia del perché di questa sicurezza), domando a chi sta leggendo il mio corsivo: dal servizio avete scoperto qualcosa che non sapevate? Io francamente no e, per essere proprio sincero, nulla di nuovo è nemmeno emerso negli approfondimenti che ho letto sulla stampa in questi giorni, per cui mi pare ci sia poco da aggiungere.

Che l’argomento dei rapporti fra agricoltori e Gdo sul piano giornalistico “tiri” non vi è però dubbio, ma non è un argomento nuovo neanche per l’uomo della strada, basta ricordare il pezzo di Marina Gabanelli sul Corriere della Sera dell’anno scorso sullo scandalo dei ricarichi del 300% fra produzione e distribuzione (clicca qui per approfondire ). Nemmeno lo sterile dibattito fra le parti è nuovo: tutti a ‘cavillare’ se uno sconto del 10% sia legittimo, giusto, troppo o poco; se le promozioni siano anch’esse legittime, quando vadano fatte e per fare cosa o se i disciplinari della marca privata, la famigerata MDD, siano un bene o un male per gli agricoltori. Restano posizioni diverse e, per la maggior parte, legittime, che non aiutano però la crisi dell’ortofrutticoltura e nemmeno la concorrenza orizzontale spietata fra le insegne della Gdo.

Su questo non voglio perciò aggiungere una parola. Voglio solo spendere qualche riga per sottolineare che nessuno, a parte i distinguo sui principi e sulle responsabilità, si preoccupa della soluzione. Anzi sia produttori, che esperti e distributori, liquidano 'la soluzione’ come un’utopia da citare senza convinzione. Parlo dell’aggregazione. Nel servizio, infatti, si dà conto che settemila produttori non possono competere con 25 acquirenti in termini di potere contrattuale – che è vero e anche logico - ma, neanche nei commenti all’articolo, si dice che basterebbe organizzare quei settemila volonterosi sulle diverse merceologie che trattano per essere in grado di negoziare tutti gli aspetti che si dice, invece, non sono trattabili: dal prezzo all’entità degli sconti, dalla marca ai fornitori di imballaggi, dalle caratteristiche delle promozioni al loro calendario, fino alla denuncia di chi non rispetta le regole d’ingaggio nelle relazioni commerciali stabilite dall’Unione europea.

Non mi pare di aver letto nemmeno un accenno che gli strumenti per aggregare esistono, basterebbe solo utilizzarli al meglio per modificare l’assetto del mercato e, allora, il fiume di parole scritte a cosa serve se non a inasprire ulteriormente i rapporti fra le parti invocando un intervento esterno – anche se in pratica non si sa da parte di chi e come – per mettere fine all’oppressione dei produttori da parte della Gdo? Concluderei con una vecchia massima, tanto banale quanto calzante per il mondo produttivo di oggi, ‘aiutatevi che il ciel vi aiuta’, da soli non si può far nulla, aggiungo io.