Pesche e nettarine: piccoli calibri e maltempo limitano i consumi

L’anticipo produttivo ha limitato le pezzature. Si spera nelle varietà medio tardive

Pesche e nettarine: piccoli calibri e maltempo limitano i consumi

Com’è andata finora e quali sono le prospettive per i prossimi mesi della campagna peschicola? Una domanda difficile alla quale non si sono sottratti i partecipanti alla diretta che si è tenuta ieri sui nostri canali social (per rivedere la diretta YouTube, clicca qui), a partire da esponenti di rilievo del mondo produttivo, come Francesco Casciaro, Direttore Op COAB, Marco Eleuteri, Presidente di Op Armonia, Paolo Pari, dirigente Apofruit e Presidente Consorzio di Tutela Pesca e Nettarina di Romagna IGP, fino a quello distributivo, rappresentato da Giuseppe Semeraro, Buyer ortofrutta Gruppo Megamark e Giovanni Torcia, Senior Buyer Ortofrutta Italbrix.
In estrema sintesi emerge una situazione fino a ora complicata, a causa soprattutto di un meteo a dir poco variabile, che ha destabilizzato i consumi e l’attività produttiva, quest’ultima penalizzata sul fronte dei calibri e nella difesa dalle principali malattie. 
Chiaramente mancano ancora 3 mesi abbondanti di commercializzazione e, se le condizioni climatiche torneranno nella norma, ci saranno tutte le condizioni per proseguire senza troppi affanni. 

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Prima di discutere sulla campagna in atto, il Direttore di IFN, Roberto Della Casa, ha analizzato i principali trend di consumo di pesche e nettarine, dal 2019 al 2023, nei diversi canali di vendita: “In generale il mercato ha perso a volume il 13% e solo il dettaglio tradizionale è riuscito a crescere di 6 punti; a valore, invece, si nota una decisa crescita del 29% e solo il mercato tradizionale ha sottoperformato con un incremento del 15%. Quindi, fino all’anno scorso il mercato è stato caratterizzato da una flessione generalizzata dei consumi a fronte di un significativo incremento dei prezzi medi che in nell’arco di cinque anni ha toccato quasi i 50 punti percentuali”.

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Venendo invece alla campagna commerciale in corso, l’inizio è stato decisamente diverso: “In questa prima fase della campagna abbiamo notato un incremento dei consumi e una leggera deflazione rispetto all’annata precedente – sottolinea Giuseppe Semeraro – e questo è ascrivibile a un anticipo produttivo generalizzato fra Italia e Spagna che ha garantito fin da subito quantitativi interessanti, ma allo stesso tempo sembra aver inficiato i calibri che si sono mostrati tendenzialmente più contenuti. Quindi, fino a ora i consumi nel nostro areale di competenza – Puglia in particolare – sono stati positivi, grazie anche a un clima sicuramente più mite rispetto alle regioni settentrionali”.
“In effetti, il decorso climatico particolarmente piovoso che ha caratterizzato i mesi di maggio e giugno al Nord Italia, ha condizionato i consumi, tant’è che osserviamo sia una deflazione che un calo dei volumi commercializzati rispetto allo scorso anno”, commenta Giovanni Torcia, che aggiunge “e dire che aprile era partito col piede giusto grazie ai buoni volumi provenienti dai nostri fornitori italiani e, in questa fase, anche spagnoli, che ci ha permesso di esaudire quella voglia di estate che si palesa nei consumatori con i primi caldi. Purtroppo, è stato un fuoco di paglia”.

Proprio la Spagna merita un approfondimento, perché, come emerge dalle analisi del Monitor Ortofrutta di Agroter, è colei che determina le sorti del nostro import-export peschicolo: “la nostra bilancia commerciale a volume è passata da essere negativa nel 2021 a diventare estremamente positiva l’anno successivo di ben 10 volte – illustra Roberto Della Casa – a causa dell’importante deficit produttivo che colpì il Paese iberico quell’anno. L’anno scorso le parti si sono invertite e, difatti, sono raddoppiate le importazioni dalla Spagna e il saldo commerciale è crollato”.

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“La pressione spagnola anche quest’anno si farà sentire e non poco – argomenta Paolo Pari – ma attualmente ciò che più ci preoccupa è il clima, che sta deprimendo la domanda. Come se non bastasse, quest’anno siamo di fronte ad una annata caratterizzata da piccoli calibri, generata soprattutto da un netto anticipo produttivo, nell’ordine di 10-14 giorni, che non ha permesso ai frutti di crescere con le giuste tempistiche. Inoltre, negli areali di coltivazione della Pesca e Nettarina di Romagna IGP, siamo stati colpiti da diverse grandinate che hanno limitato il potenziale produttivo, ritornato a livelli eccellenti dopo un’annata particolarmente scarsa come fu quella dell’anno scorso”.
“L’anticipo produttivo è evidente anche nei nostri areali di coltivazione delle Marche – aggiunge Marco Eleuteri – e, allo stato attuale, interessa anche le varietà tardive. Questo potrebbe creare qualche criticità nella parte terminale della stagione, che negli ultimi anni si sta rivelando sempre molto interessante, ma è presto per trarre conclusioni, perché sappiamo bene come basti qualche giorno un po’ più freddo – come quelli attuali – per recuperare l’anticipo. Poi è evidente come il meteo ci stia mettendo i bastoni fra le ruote, ma siamo convinti che garantire un prodotto di qualità sia l’unica strada per liberarci dalla dipendenza delle alte temperature”. 
“Non sottovalutiamo nemmeno tutte le problematiche di carattere fitosanitario – specifica Francesco Casciaro – che sono letteralmente esplose con questi continui sbalzi di temperatura. Giusto per fare un esempio, da un giorno all’altro siamo passati da quasi 40°C a poco più di 20°C, e con queste condizioni è difficile controllare i patogeni secondo i capitolati richiesti, e allo stesso tempo, è quasi impossibile prevedere come si comporterà la pianta in un contesto ambientale sempre più estremo. Inutile negare come fino ad ora la produzione sia stata caratterizzata da pezzature contenute, in certi casi con una incidenza mai vista prima, ma contiamo di riprendere quota con le varietà medio tardive, perché diversamente la situazione si farebbe parecchio complicata”.

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Dalle parole dei produttori emerge più di qualche incertezza per il proseguo della campagna, senza dimenticare come il settore peschicolo abbia già attraversato momenti bui che lo hanno notevolmente ridimensionato: “In 10 anni l’Italia ha perso il 22% delle superfici – commenta il nostro Direttore – ma se guardiamo alle regioni del Nord il trend è decisamente più negativo, perché la media è attorno al 50%. Fortunatamente il Sud ha 'tamponato' le perdite ma è chiaro come si debbano elaborare delle strategie per contenere questo lento declino produttivo”.
“In Romagna, dopo anni di espianti, ci siamo stabilizzati e sicuramente la certificazione IGP sta giocando un ruolo importante nel valorizzare il prodotto, e, quindi, nel dare reddito ai produttori, che è ciò che mantiene in vita tutto il sistema. Senza dubbio potremmo essere ancora più incisivi se si potesse modificare il disciplinare di produzione più rapidamente, perché abbiamo impiegato ben 5 anni per aggiornare il parco varietale, che è un tempo inaccettabile con le dinamiche attuali. Auspico che la nuova riforma del regolamento che disciplina DOP e IGP possa essere un passo in avanti in tal senso”, evidenzia Paolo Pari.
L’importanza dell’innovazione varietale è ribadita da Marco Eleuteri: “Abbiamo collaboratori che si occupano esclusivamente di valutare le novità su pesche e nettarine piatte, che emergono dai vari programmi di miglioramento genetico in giro per il Mondo, e mi dispiace ammettere come l’Italia abbia accumulato un ritardo incolmabile in questo ambito, soprattutto nei confronti degli spagnoli, nonostante fosse stata fra i precursori diversi anni fa con la serie UFO. Nelle pesche e nettarine tradizionali, il discorso è simile anche se in questo caso qualche progetto interessante rimane attivo, ma è comunque troppo poco per incidere. Questa mancanza di investimenti in un ambito così strategico ci ha già limitato e sicuramente rappresenta una tara anche per gli anni a venire”.
Ciò che sta venendo a mancare – specifica Francesco Casciaro – è la capacità di programmare le produzioni, e questo si ripercuote nella pianificazione commerciale. Il colpevole, tanto per cambiare, è il cambiamento climatico che modifica in maniera sensibile la risposta produttiva di ogni singola varietà. In questo ambito occorrerà correre ai ripari, probabilmente a partire dall’innovazione varietale (ma non penso sia sufficiente), perché senza programmazione è impossibile affrontare qualsiasi discorso relativo alla valorizzazione del prodotto”.  

È chiaro ed evidente che le criticità non mancano sia a livello contingente che strutturale, come hanno evidenziato gli ospiti alla diretta, i quali, tuttavia, non si sono sottratti a delineare le possibili chiavi di volta per il futuro del comparto peschicolo, che vi racconteremo in un approfondimento dedicato nell’edizione di domani. Nel caso foste impazienti, potete rivedere la diretta ripresentata qui sotto. (am)

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