Il meglio di IFN
Uva da tavola e drupacee guidano l’export italiano
Bene anche le pere. Nell’import impressiona l’avocado
L’aggiornamento a settembre dei dati relativi al commercio estero, elaborati dal Monitor Ortofrutta di Agroter, conferma sostanzialmente il trend di agosto (clicca qui per approfondire): le esportazioni crescono sia a volume (+10%) che a valore (+6%) rispetto all’anno precedente, ma non abbastanza da compensare l’aumento a doppia cifra delle importazioni, tanto in quantità (+10%) quanto a valore (+12%).
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Quindi, non c’è da stupirsi se il saldo commerciale continua a essere in rosso a volume di quasi 280 mila tonnellate; quantomeno il settore “resiste” a valore con un avanzo di 75 milioni, ma in netto calo rispetto a un anno fa (-71%).
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Entrando nel dettaglio si può notare come nelle esportazioni a volume ci sia una progressione di tutte le macrocategorie, soprattutto per frutta tropicale (+17%), agrumi e legumi ortaggi (entrambi +15%); a valore è sempre la frutta tropicale a registrare le performance migliori (+13%) seguita dalla frutta fresca (+11%). In linea di massima gli esportatori italiani sono riusciti a muovere volumi superiori ma abbassando i prezzi.
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Invece, dall’estero sono riusciti a venderci maggiori quantità a prezzi superiori rispetto all’anno scorso, soprattutto per quanto riguarda la frutta fresca, che segna + 11% a volume e +19% a valore.
Il mese di settembre coincide con lo “switch” fra i prodotti estivi e quelli autunno-invernali e, dall’analisi dedicata, si osserva l’exploit nelle esportazioni dell’uva da tavola che guadagna in quantità (+2%), ma soprattutto a valore (+16%) evidentemente favorita dalla carenza di prodotto in tutto il Vecchio Continente.
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Avvio di campagna in chiaroscuro per le mele che progrediscono nelle tonnellate vendute (+4%) ma non in termini monetari (-4%); molto bene il comparto pesche e nettarine che cresce a doppia cifra per entrambi i parametri valutati. Tuttavia i tassi di crescita più importanti sono registrati dalle pere che ottengono +148% e +61% a volume e a valore, rispettivamente. Il comparto non è ancora ai valori che gli competono, ma quantomeno l’aumento dell’offerta ha avuto dei risvolti positivi non solo sull’export ma anche in chiave import che crolla del 55% sia a valore sia a volume.
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Crescono le importazioni di kiwi, complice una campagna d’oltremare prolungata rispetto allo scorso anno ed impressiona l’avocado: le quantità importate segnano un robusto +67% e a valore l’andamento più che raddoppia (+108%) da un anno all’altro. In crescita anche le importazioni di banane (7% a volume) ma a prezzi più bassi, come dimostra un trend invariato a valore.
Fra gli ortaggi si nota l’impennata nelle esportazioni a volume di patate (+120%), ma la progressione a valore è decisamente più bassa, registrando solo un +45%. Discorso simile, seppur in minor misura, per i pomodori, mentre le brassiche crescono più a valore (+27%) che a volume (+10); però se osserviamo l’import, il saldo è decisamente in negativo.
Ha collaborato Alberto Biffi (gc)