Ci ha lasciato Giorgio Ghelfi, ancora una volta in punta di piedi

Spirito libero e ribelle, è stato il genio del cartone

Ci ha lasciato Giorgio Ghelfi, ancora una volta in punta di piedi

Giorgio è sempre stato così, arrivava e se ne andava senza che tu potessi accorgertene e non si è smentito nemmeno in questo estremo improvviso addio. La sua discrezione era proverbiale. Siccome non voleva disturbare chiedendo l’ora ma non portava l’orologio, lo vedevi contorcersi per sbirciare dal tuo. Mentre stavi parlando con qualcuno non voleva interrompere, ma per salutarti stava un metro dietro di te aspettando il suo turno in religioso silenzio. Solo quando era sicuro di non prevaricare nessuno si palesava, ma tanto silenziosamente da coglierti spesso di sorpresa, come se fosse comparso dal nulla.

Originale per Giorgio Ghelfi è almeno riduttivo. L’immancabile tracolla di cuoio, lo stivaletto alto con la suola carrarmato, la maglietta e il maglione girocollo erano la sua divisa d’ordinanza. Il naso aquilino e lo sguardo scintillante di chi cerca con mente aperta, i suoi segni particolari.

Di Giorgio vorrei ricordare la voglia di capire, di studiare e di imparare, voglia che oggi spesso ci manca. Grazie a lui, dalla fine degli anni ’90 molti imprenditori e manager dell’ortofrutta hanno partecipato ai viaggi di studio in America che abbiamo organizzato insieme per vedere cosa si faceva oltremare. Dall’alba al tramonto, dal campo al negozio, giornate massacranti per capire cosa di buono c’era e potevamo imparare. L’unico problema era il cibo: un po’ di brodo e un pezzo di formaggio, la dieta standard di Giorgio, che non sempre riuscivamo a trovare on the go.

Giorgio Ghelfi per il mondo dell’ortofrutta contemporanea è stato il genio del cartone. Dalla stampa di alta qualità in flexografia fino alla digitale, dal Milla fino all’ESA, solo per citare alcuni esempi di quanto di nuovo ha portato in questo mondo. Senza dimenticare l’intuizione del Bestack, che ha pensato e fortemente voluto quando ancora nessun altro ne aveva avvertito la necessità.

Aveva il cellulare ma era introvabile, ti contattava lui. Spirito libero e ribelle, ho sempre avuto anche per questo grande affinità con Giorgio. Il suo mondo ideale era sullo Spluga, dove si rifugiava per pensare. La dialettica non era il suo forte ma a me piaceva anche per questo: le sue idee erano così forti da non necessitare tante spiegazioni.

Il mio amico Giorgio “ha chiuso bottega”, come dice scherzosamente nel fumetto, ma il suo spirito, ne sono sicuro, è ancora qui intorno, in punta di piedi, come sempre.