Dal campo
Packaging dal futuro: biofilm commestibile allunga la vita dell’ortofrutta
Un innovativo rivestimento a base di chitosano e acido gallico
Un team di ricercatori della Chungnam National University, in Corea del Sud, ha sviluppato un innovativo biofilm commestibile che potrebbe rivoluzionare il settore dell’imballaggio alimentare. La nuova pellicola, basata su chitosano (CS) e acido gallico (GA), permette di prolungare la conservabilità della frutta, riducendo lo spreco alimentare e offrendo un'alternativa ecologica agli imballaggi sintetici. Il chitosano, un polimero naturale derivato dalla chitina, presente nell’endoscheletro dei crostacei, è noto per le sue capacità di formazione di film, la biodegradabilità e la non tossicità. Tuttavia, la sua efficacia come rivestimento alimentare è stata finora limitata da proprietà antibatteriche e barriera insufficienti. Per superare questi ostacoli, il team guidato dal professor Won Ho Park ha incorporato un composto polifenolico, l'acido gallico, noto per le sue eccellenti proprietà antimicrobiche e antiossidanti. I test effettuati su mini banane e pomodorini hanno dimostrato che il nuovo rivestimento garantisce una maggiore resistenza meccanica, proteggendo meglio la frutta durante il trasporto. Inoltre, grazie alle sue proprietà antiossidanti, il film ha prolungato la freschezza dei prodotti, riducendo disidratazione, decolorazione e perdita di massa.
Il biofilm ha anche mostrato un’elevata attività antibatterica contro più specie microbiche e capacità superiori di blocco dei raggi UV, prevenendo così la foto-scoloritura e i danni legati all'esposizione alla luce. Oltre a offrire benefici pratici ed economici, il biofilm CS-GA potrebbe avere un impatto significativo nella riduzione degli sprechi alimentari. Attualmente, la strategia principale per contrastare il problema si basa sulla raccolta e smaltimento degli scarti. Tuttavia, questa ricerca suggerisce che il miglioramento della conservabilità degli alimenti con materiali sostenibili potrebbe ridurre notevolmente gli sprechi lungo tutta la catena distributiva.
Park e il suo team sono convinti che questa tecnologia possa contribuire concretamente al raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite, che puntano a dimezzare lo spreco alimentare entro il 2030.