Il carciofo a residuo zero, la scommessa vinta da Master Fruit

L’azienda siciliana produce su oltre 60 ettari con questa tecnica di coltivazione

Il carciofo a residuo zero, la scommessa vinta da Master Fruit

Siamo ai nastri di partenza per la campagna del carciofo a residuo zero, fiore all’occhiello dell’azienda Master Fruit di Licata (Agrigento) che dedica a questa coltura oltre 60 ettari di superficie. “Forte di un apprezzamento in costante crescita anno dopo anno”, come ci spiega il responsabile commerciale Maurizio Bartolini, "il progetto - nato nel 2021 su una parte della superficie aziendale destinata al carciofo romanesco, la tipologia che più si esalta alle nostre condizioni ambientali - prevdere ora che tutti capolini che raccogliamo sono certificati residuo zero, perché - oltre all'apprezzamento da parte del mercato - a livello agronomico ottimizziamo la gestione di una tecnica colturale che impone grande attenzione a livello di pianificazione delle strategie di difesa dai patogeni".

“Senza dubbio siamo agevolati da un areale particolarmente vocato e da una coltura – quella del carciofo – che presenta meno criticità rispetto ad altri ortaggi coltivati in serra, ma occorre comunque restare molto attenti e non lasciare nulla al caso, perché - con un clima così mutevole - le malattie possono evolvere in modo del tutto inaspettato”. 

Per quanto riguarda la produzione di quest’anno, "ci sono tutti i presupposti per avare uno dei migliori raccolti degli ultimi 10 anni, sia per qualità che per quantità. Evidentemente le piogge autunnali sono state un toccasana per le carciofaie che mostrano un ottimo equilibrio vegeto produttivo. Le raccolte sono in ritardo di circa una settimana rispetto alla media, quindi nulla di trascendentale, e prevediamo di terminare la campagna fra aprile e maggio, garantendo al mercato tutti i formati più apprezzati come il prodotto sfuso, in mazzi e il classico vassoio di 4 pezzi”, prosegue Bartolini.

A livello commerciale, dunque, i presupposti sembrano essere estremamente interessanti: “Quest’anno i prezzi sono decisamente migliori se paragonati alle stagioni passate. D’altronde, l’aumento delle quotazioni è diretta conseguenza di anni di magra per buona parte dei produttori cinaricoli italiani, che hanno deciso di disinvestire, determinando, così, un inevitabile calo dell’offerta”. 

“Per quanto ci riguarda siamo in controtendenza, perché le nostre superfici sono stabili. Questo è stato possibile in quanto offriamo un prodotto di grande qualità e salubrità, quindi in linea con le richieste del consumatore. Inoltre, siamo oramai una realtà strutturata che può permettersi partnership commerciali importanti, come quella che abbiamo in essere da 10 anni con il gruppo Alegra”, conclude Bartolini. (gc)

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