Trent’anni di consumi: famiglie selettive, l'alimentare soffre e il tech è in ascesa

Confcommercio: italiani prudenti nonostante redditi più alti e occupazione stabile

Trent’anni di consumi: famiglie selettive, l'alimentare soffre e il tech è in ascesa

Crescono le spese per tecnologia, tempo libero ed elettrico, arretrano quelle per abbigliamento, calzature e persino per l’alimentare, che non riesce più a trainare come un tempo. È il ritratto dei consumi degli italiani secondo l’Ufficio Studi di Confcommercio, che fotografa trent’anni (1995-2025) di cambiamenti profondi nelle abitudini di spesa. Un quadro che rivela un consumatore sempre più selettivo, orientato verso innovazione ed esperienze, ma anche più pessimista sulle proprie reali condizioni economiche: gli italiani sottostimano la crescita del reddito reale e finiscono per spendere meno di quanto potrebbero.

Una spesa che cambia volto
Nel 2025 la spesa pro capite reale è pari a 22.114 euro, in aumento di 239 euro rispetto al 2024 e ben al di sopra dei 19.322 euro del 1995. Tuttavia, resta sotto i picchi del 2007 (-220 euro).
La rivoluzione tecnologica ha impresso un segno indelebile: la spesa per informatica e telefoni è cresciuta di quasi il 3.000% in trent’anni. Anche i servizi ricreativi e culturali hanno più che raddoppiato il loro peso (+120%). La ricerca di esperienze e tempo libero ha quindi guadagnato terreno, anche in un contesto di crescita modesta.
Al contrario, le voci tradizionali faticano: abbigliamento e calzature segnano un calo strutturale, mentre alimentari e bevande arretrano del 5,1% rispetto al 1995. La spesa per l'energia domestica si riduce del 35% in termini reali, ma il peso sul bilancio familiare resta elevato per via dei rincari.

Turismo e ristorazione: segnali di recupero
Il lungo termine mostra un travaso di risorse verso ristorazione (+25,7%) e viaggi e vacanze (+18%), voci che non hanno però ancora recuperato del tutto i livelli pre-pandemici. Si tratta di comparti cruciali per la crescita del PIL, anche grazie al legame con l’incoming turistico.

Il nodo delle spese obbligate
L’analisi conferma come le spese per l’abitazione e per la gestione domestica continuino a erodere quote alle altre: in trent’anni sono passate dal 25,8% a quasi un terzo della spesa totale, limitando la capacità delle famiglie di indirizzare risorse verso consumi discrezionali.

E l’alimentare?
In questo quadro, la voce alimentari e bevande segna un ridimensionamento, ma con sfumature importanti. Nonostante il trend di lungo periodo negativo, negli ultimi mesi si registra un recupero dell’ortofrutta, trainato dall’attenzione crescente a benessere e sostenibilità. Un segnale che il consumatore, pur riducendo le spese “indispensabili”, non rinuncia a prodotti percepiti come salutari e di qualità.

Una sfida per l’ortofrutta
Il messaggio per il settore è chiaro: il consumatore italiano è più cauto e selettivo, spende meno tempo nella spesa quotidiana e più risorse in esperienze. Per emergere occorre offrire servizio, attrattività e valore percepito. Non basta più garantire un prodotto fresco: serve un mix di praticità, storytelling e innovazione che renda la frutta e la verdura competitiva rispetto ad altri “beni esperienziali”.
L’ortofrutta può così diventare non solo alimento, ma parte integrante di uno stile di vita moderno, salutare e gratificante. Solo così riuscirà a intercettare un consumatore che, pur più ricco di quanto creda, resta attento, prudente e alla ricerca di senso in ogni acquisto.