Kiwi: nuove forme d’allevamento adatte agli “ex-pereti”

Interessanti i risultati raggiunti da Jingold nell’areale ferrarese, soprattutto col portinnesto Bounty

Kiwi: nuove forme d’allevamento adatte agli “ex-pereti”

È possibile coltivare kiwi giallo, nella fattispecie Jintao, a una distanza di 3,30 metri tra le fila – tipica di un pereto nell’areala ferrarese – quando di solito non si va sotto 4,50 metri? È da questa domanda che è iniziata la collaborazione fra Jingold e la Fondazione per l’Agricoltura F.lli Navarra, che ha portato alla realizzazione in un frutteto sperimentale dove sono testate tre forme di allevamento, ovvero, fusetto, cordone libero ‘alto’ (rispetto alla norma) e pergola tradizionale, più stretta, utilizzando tre portinnesti diversi: Bounty, Tomuri e Hayward.

Nella giornata di ieri è stato organizzato un incontro tecnico in campo per mostrare agli operatori del settore lo stato d’avanzamento della sperimentazione, giunta al terzo anno.
“Circa 4 anni fa – quando sono iniziati gli espianti dell’Abate Fétel – ci domandavamo se il kiwi giallo potesse diventare un’alternativa, mantenendo le strutture di sostegno del pereto, e quindi le distanze tra le fila. Da questa necessità è nata la collaborazione con Jingold che si è subito resa disponibile a testare nuove forme d’allevamento in un’areale poco avvezzo a questa coltura”, ha spiegato Michele Mariani della Fondazione Navarra nell’introdurre i lavori.

Patrizio Neri, Presidente di Jingold

“Jingold è in prima fila per ricercare e sperimentare tutto quelle soluzioni che consentano ai nostri frutticoltori di produrre volumi consoni con regolarità”, ha sottolineato Patrizio Neri, Presidente Jingold, che ha aggiunto: “infatti, il cambiamento climatico in atto sta complicando la capacità di mantenere rese adeguate, e senza prodotto sono inutili tutti i ragionamenti successivi relativi alla valorizzazione sui mercati”.

Emanuele Pierpaoli, responsabile sperimentazione Jingold

Entrando nel merito della sperimentazione, emerge innanzitutto l’importanza delle varietà: “non è un caso se stiamo testando solo una cultivar, ovvero, Jintao – evidenzia Emanuele Pierpaoli, responsabile sperimentazione Jingold – in quanto ha caratteristiche che si prestano a questa esperienza, a partire dal portamento basitono, necessario allo sviluppo in verticale della pianta nella forma a fusetto, fino ad arrivare alla resistenza dei frutti alle abrasioni e manipolazioni, un elemento importante nel momento in cui i tralci non sono legati, ma lasciati liberi. Infine, Jintao ha una buona tolleranza alle basse temperature, prestandosi così a patire meno i ritorni di freddo primaverili sempre più frequenti negli areali di pianura”.

Stefano Molducci, tecnico Consorzio Frutteto

Stefano Molducci, tecnico del Consorzio Frutteto, ha ragguagliato i partecipanti su ciò che sta emergendo a 3 anni dall’impianto: “non siamo ancora entrati in piena produzione; quindi, è prematuro dare un giudizio definitivo, ma ci sono alcuni elementi molto interessanti. Innanzitutto, in questo areale, non particolarmente vocato per la coltivazione del kiwi, emerge il portinnesto Bounty, che mostra una un ottimo equilibrio vegeto produttivo, a differenza degli altri portinnesti, dove si notano delle piante stentate e meno rigogliose. Fra le forme d’allevamento, il fusetto è quella più atipica – anche se a onore del vero venne testata agli albori di questa coltura in Italia – poiché si sviluppa in verticale fino ad una altezza di quasi 4 metri, con i tralci lasciati liberi e che tendono a piegarsi sotto il peso dei frutti. Ci sono due vantaggi immediati: il primo riguarda il risparmio di tempo, e quindi di soldi, nell’evitare la legatura del tralcio, stimata in circa 1.000 euro/ha; in seconda battuta, l’altezza consente di proteggere con più efficacia la produzione dalle gelate tardive per irraggiamento”.

Fusetto

Una via di mezzo fra le forme tradizionali e il fusetto è il cordone libero “alto”: “in questo caso abbiamo un classico tralcio permanente che si sviluppa in orizzontale a circa 2,50 metri da terra da cui partono i germogli produttivi che possono essere tenuti liberi o legati. Infine, la pergola, col sesto d’impianto più stretto, è la forma più tipica per l’actinidia, con la differenza che la densità per ettaro e decisamente più alta rispetto alle canoniche (fino a 1.200 piante per ettaro, contro 500-800)”. 

Cordone libero “alto”

Le densità nel fusetto e nel cordone alto sono ancora più alte, pari a 1.800 alberi per ettaro, di cui 1.600 sono femmine, e quindi produttive, mentre le restanti 200 sono piante maschili impollinanti. “L’obiettivo sono 200 frutti per pianta distribuiti su 10-12 tralci, in modo da avere una produzione di circa 30 ton/ha di alta qualità”.

“Chiaramente siamo solo all’inizio – ha aggiunto Alessandro Zago, Responsabile sperimentazione frutticola Fondazione Navarra – e nei prossimi anni dovremmo perfezionare la tecnica colturale per far emerge tutte le potenzialità di queste nuove forme d’allevamento. Per la Fondazione Navarra è una sfida importante, perché ci stiamo approcciando a una coltura del tutto inedita per il territorio ferrarese, ma la nostra mission è proprio quella di sperimentare le innovazioni più interessanti per cercare di fornire risposte concrete ai nostri i frutticoltori”. (gc)

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