Dalla distribuzione
Il super-esotico natalizio non tira più come un tempo
Nei mercati all’ingrosso si registrano di anno in anno trend negativi
Cosa porteranno gli italiani sulle tavole per festeggiare il Natale? Sicuramente meno frutta esotica o, almeno, dai mercati emerge un quadro univoco: non ci sono più i consumi ai cui eravamo abituati fino a pochi anni fa; negli acqusti degli operatori commerciali c'è meno di frutta esotica, quella che era un po’ il simbolo delle ceste natilizie.
“Venerdì è stato il primo giorno in cui abbiamo notato un leggero incremento delle vendite – ammette Giampiero Perla, titolare di BDL azienda attiva al Caar di Rimini – ma prima di allora il bilancio, in generale, non è stato dei migliori. E non è una novità, perché già da qualche anno che il Natale non incide più di tanto nelle contrattazioni, mentre, in passato, già dalla Festa dell’Immacolata, si percepiva un deciso cambio di passo. Adesso, invece, ci si riduce ad appena un paio di giorni precedenti la Vigilia”.
“La disponibilità di prodotto, soprattutto per quanto riguarda il prodotto esotico, è fin troppo ampia rispetto ai consumi. Per esempio, l’ananas, si sta “risvegliando” solo nelle ultime ore, con i prezzi che si sono rialzati attorno a 1,50-1,70 euro/chilo, dopo una lunga fase stagnante con valori attorno a 1-1,20 euro/chilo; nelle banane siamo di fronte alla classica flessione natalizia, causata, soprattutto, dalla chiusura delle scuole, con i prezzi che sono tutto sommato stabili, nell'intorno di 1,50 euro/chilo per Chiquita e 1-1,10 per il resto”.
“L’avocado – prosegue Perla – non fa oramai più parte dell'esotico da ricorrenza, perché oramai ha consolidato la propria posizione e si vende in maniera costante durante tutto l’arco dell’anno. Le quotazioni si aggirano attorno a 11 euro a collo, mentre per il prodotto maturato in cella siamo 20 euro a collo. Anche l’uva da tavola si sta vendendo bene, nonostante i prezzi piuttosto alti; siamo nell'intorno dei 7 euro/chilo, per la tipologia senza semi italiana e circa 4 euro/chilo per l’uva Aledo Spagnola e le varietà classiche importate dal Perù”.
Spostandoci all’Ortomercato di Brescia troviamo Luca Feroldi, venditore presso lo stand Gardafrutta che conferma un quadro piuttosto complicato, a partire dalle ciliegie: “In Cile la produzione è stata superiore alle aspettative e il mercato non sta rispondendo a questo aumento dell’offerta, tant’ è che da qualche seduta a questa parte i prezzi si sono abbassati da 22-25 euro/chilo a 12-15 euro/chilo per un prodotto che rimane, comunque, di ottima qualità. Noi stiamo cercando di incentivare le vendite anche con esposizioni molto curate e spettacolari, ma in generale notiamo un dettagliante sempre più restio a comprare i prodotti del cosiddetto “super esotico” che fino a qualche anno fa era un must immancabile nelle ceste natalizie. Adesso invece sono molto più accorti negli acquisti, concentrati in pochi giorni prima delle festività”.
“Non è certo un problema di qualità, perché - per esempio - col prodotto via aerea, come nel caso del mango, il livello si è alzato parecchio, così come i prezzi d’altrocanto, anche se le referenze che costano molto meno, come i prodotti trasportati via nave, stiano godendo di chissà quali vendite. Di certo, riscontriamo che il gruppo dei mini-ananas, litchi, pitaya, passion fruit e tutti i prodotti di nicchia, tipici di questo periodo, stanno perdendo quota anno dopo anno”.
“Al contrario – evidenza Feroldi – si nota carenza nel comparto meloni, in particolare per quanto riguarda lo Charentais d’oltre mare e, difatti, i prezzi sono sostenuti, così come sono decisamente alti, attorno a 5-6 euro/chilo, quelli dei meloni lisci italiani prodotti in serra riscaldata. Una nicchia per intenditori, che di certo non risolleva le vendite complessive”.
Ha collaborato Giulia Capacci