Biologico: il potenziale c’è, ma occorre crederci

Nei reparti della Gdo la gestione cambia notevolmente in funzione dell’insegna

Biologico: il potenziale c’è, ma occorre crederci

In occasione dell’ultimo Macfrut ho avuto la possibilità di partecipare a un seminario che analizzava lo stato dell’arte e le prospettive future del comparto Biologico, dove ho esposto il mio punto di vista su come venga trattata questa categoria nei reparti ortofrutta della Gdo italiana.
Ho volutamente lanciato una provocazione ai partecipanti, affermando come negli ultimi anni ci sia stato un calo di fiducia o, meglio, di interesse nell’ortofrutta biologica da parte della Gdo, come hanno confermato i dati Ismea relativi all’intero comparto Biologico presentati in quella sede: -0,3% a volume e +4,7% a valore nel confronto fra il 2023 sul 2022.

Non sono stati analizzati dati specifici relativi all’ortofrutta Biologica ma, da quanto affermano alcuni operatori, il trend non è tanto diverso. Tuttavia, non si possono trascurare alcuni passi in avanti compiuti da diverse catene distributive nazionali, a dimostrazione di come il Bio possieda ancora un certo dinamismo anche nel nostro settore.

Per esempio, alcune insegne hanno effettuato la rivisitazione dell’Mdd Bio, sia a livello grafico sia per quanto riguarda le referenze, migliorando così gli assortimenti. Altre, invece, hanno puntato a esternalizzare la gestione dell’ortofrutta Biologica direttamente ai produttori attraverso l’introduzione di isole all’interno del reparto, come quelle di Almaverde Bio. Infine, si moltiplicano gli esempi di una migliore comunicazione in reparto delle referenze biologiche.

Indubbiamente, nell’ultimo anno la diminuzione del gap fra i prezzi del biologico rispetto al convenzionale (a causa soprattutto di una elevata inflazione di quest’ultimo) ha contribuito a un maggiore interesse, ma è altrettanto vero che una esposizione più attenta, per non dire accattivante, che riesce ad esaudire le esigenze dei consumatori, grazie ad assortimenti più ampi e profondi, è un presupposto fondamentale per dare nuovo slancio ai consumi.
Questo aspetto è stato compreso molto bene da alcune catene, mentre altre fanno giusto il “compitino”, esponendo poche referenze, spesso mal gestite. 

In conclusione, non pretendo che dobbiamo puntare ai consumi record del Nord Europa, ma visto e considerato che siamo fra i principali Paesi produttori, è auspicabile un innalzamento complessivo dell’asticella di tutta la distribuzione italiana, non solo di alcuni.(gc)

Ha collaborato Fabrizio Pattuelli

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