Dalla distribuzione
Arance rosse? Quasi, anzi no
La pigmentazione langue ma il consumatore sa il perché?
Lo stimolo ad approfondire il tema mi è venuto da una battuta ironica di un cliente di fronte a una spremuta servita in un bar la scorsa settimana: “Qui di rosso c’è solo il prezzo”. L’avventore, infatti, aveva chiesto una spremuta di arance rosse ma si era visto servire un prodotto totalmente aranciato, da cui lo sfogo, a cui però il barista non ha saputo replicare altro che un laconico: “Me le hanno vendute per rosse”.
In effetti, il problema della pigmentazione delle arance rosse in gennaio è oramai ricorrente. Saranno le varietà, saranno i portainnesti e l’altimetria, sarà più probabilmente il cambiamento climatico che non porta più freddo nella prima parte dell’inverno, fatto sta che le tipiche varietà pigmentate e, soprattutto, la più nota e diffusa, il tarocco, in questo periodo difficilmente presentano un arrossimento della polpa uniforme, al massimo offrono qualche macchia o qualche striatura, ma – più di frequente – sono completamente aranciate, come le varietà bionde, rendendole indistinguibili da queste a chi non si intenda di forma e caratteristiche della buccia, ovvero il 99,9% di chi consuma arance.
Per avere un riscontro sul fenomeno abbiamo voluto fare un test, senza pretese di significatività statistica, acquistando una retina di arance rosse da 1,5 kg in 6 supermercati della città di Verona, dove stavamo facendo alcune rilevazioni. Si tratta di Tarocco per tutti i casi, calibro fra 4 e 6, e in tutte le retine era presente la locuzione “arance rosse”. Il risultato visivo lo vedete rappresentato nella foto di apertura, dove abbiamo riportato una metà di tutte le arance acquistate. Più in dettaglio abbiamo provato a definire 4 classi misurandone la frequenza relativa sui 36 frutti analizzati:
• Polpa pigmentata rossa in modo uniforme -> 0%
• Polpa pigmentata rossa per almeno il 50% del frutto ->22%
• Polpa pigmentata rossa per meno del 49% del frutto -> 14%
• Polpa non pigmentata rossa -> 64%
Oltre al colpo d’occhio, anche l’analisi matematica conferma la sensazione. Chi compra questo prodotto e si aspetta di trovarlo rosso rimane deluso. Anzi, il caso A è quello che probabilmente risulta più deludente: un’arancia su sei è quasi rossa, come ci si aspetta, e le altre 5 completamente bionde. Dall’altra parte il caso F, dove i frutti sono tutti biondi, così che se chi acquista sa che il prodotto è potenzialmente rosso ma non lo è ancora diventato, potrebbe addirittura essere meno deluso.
Nella realtà operativa queste situazioni sono tutt’altro che strane poiché sono tanti i fattori che portano all’arrossimento della polpa del Tarocco e non si tratta solo dell’escursione termica che, oltre una certa soglia, attiva gli antociani. Infatti, oltre all’intensità e alla frequenza delle condizioni di cui sopra, la quantità di pigmenti presente nella polpa svolge un ruolo altrettanto importante e, questa, è influenzata da una serie di parametri agronomici, oltre che dalla varietà e dal portainnesto.
Il vero problema, però, è che solo il 22% dei responsabili acquisti nazionali, secondo le rilevazioni del Monitor Ortofrutta di Agroter riportate nel grafico qui sotto, è a conoscenza del fenomeno fisico-chimico sotteso alla variazione del colore della polpa, mentre le proprietà antiossidanti degli antociani sono note alla maggioranza degli italiani.
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Non sarà che dietro alle difficoltà al consumo delle nostre arance rosse vi è anche questo gap di conoscenze che disorienta i consumatori? Io un pensierino lo farei, magari provando a ragionare su come rendere virale il processo di arrossimento, visto il ruolo che i social media stanno acquisendo nelle scelte di acquisto e consumo. (gc)