Attualità
Von der Leyen alza il velo sul bilancio UE: taglio alla PAC, scontro aperto
La proposta da 2.000 miliardi accorpa agricoltura e coesione in un fondo unico

Un bilancio per una nuova era, più flessibile e strategico, pensato per affrontare le sfide globali e interne che attendono l’Europa tra il 2028 e il 2034. Con queste parole Ursula Von Der Leyen ha presentato la sua proposta per il nuovo Quadro Finanziario Pluriennale dell’Unione Europea, un maxi-piano da 2.000 miliardi di euro, ben oltre i 1.210 miliardi approvati dai leader nel 2020.
"È un bilancio che rispecchia l’ambizione dell’Europa – ha dichiarato Von Der Leyen, citata da Euronews – e che rafforza la nostra indipendenza. Dobbiamo essere pronti a reagire alle crisi e garantire la sicurezza economica e sociale del nostro continente." Ma dietro l’annuncio ufficiale si nasconde già un nodo politico pronto a esplodere: la proposta, come paventato da alcune settimane, prevede infatti un ridimensionamento della Politica Agricola Comune (PAC) e dei fondi di coesione, accorpati in un Fondo unico per i partenariati nazionali e regionali del valore complessivo di 865 miliardi di euro. Una cifra che rappresenta un taglio rispetto alla tradizionale suddivisione e che mette in allarme i Paesi del Sud e dell’Est Europa, dove il settore agricolo e i programmi di coesione sono fondamentali per sostenere l’economia e ridurre il divario con i Paesi più ricchi.
"Il taglio alla PAC rappresenta la criticità più temuta e sarà oggetto di contestazioni durissime nei prossimi mesi", avvertono già diverse delegazioni diplomatiche. Per molti, il rischio concreto è di provocare una nuova ondata di malcontento nelle campagne europee, dove la tensione sociale è già alta dopo mesi di proteste da parte degli agricoltori.
Tre pilastri e nuove tasse europee
La nuova architettura di bilancio proposta dalla Commissione si articola su tre pilastri principali:
• 865 miliardi per agricoltura, pesca, coesione e politiche sociali (il fondo unico contestato)
• 410 miliardi per competitività, ricerca, innovazione e transizione digitale
• 200 miliardi per la politica estera, di cui la metà destinata all’Ucraina

La Commissione prevede inoltre di introdurre nuove entrate proprie per Bruxelles: tasse europee sui rifiuti elettronici, sul tabacco e sugli extra-profitti delle multinazionali, con l’obiettivo di raccogliere 58 miliardi di euro all’anno e rendere il bilancio più autonomo dai contributi nazionali. Un tema, anche questo, che promette di accendere il dibattito tra gli Stati membri, storicamente restii a cedere ulteriori quote di sovranità fiscale.
Ucraina, competitività e crisi globali: i nuovi obiettivi
Il nuovo bilancio riflette l’esperienza maturata da von der Leyen nel suo primo mandato, segnato da crisi su più fronti: dalla pandemia al conflitto in Ucraina, dall’inflazione all’impennata dei costi energetici, passando per la concorrenza aggressiva di Stati Uniti e Cina.
"Questo bilancio è più flessibile e più strategico. È il più ambizioso mai proposto dall’esecutivo europeo", ha ribadito la presidente.
Tra le novità spicca il Fondo Europeo per la Competitività da 410 miliardi di euro, pensato per rispondere al declino competitivo dell’Europa rispetto a USA e Cina, come già indicato nel report Draghi che invocava “cambiamenti radicali”. L’obiettivo è attirare capitali privati per massimizzare l’effetto degli investimenti pubblici.
Il terzo pilastro, invece, prevede un fondo da 100 miliardi per la ricostruzione dell’Ucraina, nel tentativo di blindare il sostegno europeo a Kiev contro i veti di singoli Stati membri, Ungheria in testa.
Debito Covid, nuove risorse e scontro politico in vista
Oltre ai tre pilastri principali, il bilancio include anche 292 miliardi di euro per altre spese, tra cui il rimborso del debito legato al Next Generation EU, che peserà per circa 25-30 miliardi l’anno. La Commissione punta a coprire questa voce con le "risorse proprie", ma su questo fronte resta forte la resistenza di diversi Stati membri, contrari all’introduzione di nuove tasse europee.
La partita ora si sposta sui tavoli negoziali di Consiglio e Parlamento Europeo.
Si preannuncia una trattativa lunga e tesa, dove il nodo della fusione tra PAC e fondi di coesione sarà il primo terreno di scontro. I Paesi più colpiti, come Italia, Spagna, Polonia e Ungheria, hanno già fatto sapere di non essere disposti ad accettare un ridimensionamento di questa portata senza un confronto serrato.
"Ogni Stato lotterà con le unghie e con i denti per difendere le proprie priorità", commentano fonti diplomatiche a Bruxelles. E questa volta, la battaglia si annuncia più accesa che mai. (aa)
