Dalla distribuzione
SogeMi: salta ancora il confronto sul nuovo regolamento logistico
I grossisti denunciano mancanza di condivisione, rischio esuberi e gestione autoritaria

A partire dallo scorso 26 giugno la seduta congiunta delle Commissioni di Mercato (Ortofrutta, Ittico, Fiori, Carni e Gastronomia) del settore agroalimentare, chiamata ad esprimersi in merito alla revisione tariffaria per il servizio di facchinaggio ed al nuovo Regolamento della logistica centralizzata elaborato da SogeMi, è stata più volte rinviata. I ripetuti rinvii scaturiscono sostanzialmente dalla mancata preventiva condivisione della documentazione su cui i Commissari devono esprimersi, ovvero un nuovo regolamento di logistica che impatta significativamente sulle attuali modalità di organizzazione e di lavoro. L’ipotizzata riconfigurazione del servizio di facchinaggio richiede adeguati approfondimenti ed un attento esame poiché è previsto che numerose operazioni di movimentazione merce, attualmente svolte dai grossisti tramite il proprio personale dipendente, dovranno obbligatoriamente essere affidate a soggetti terzi, creando un sensibile esubero di lavoratori, oggi in forza ai singoli operatori di mercato.
Un adeguamento normativo alla vigente Legge Regionale è certamente doveroso tenuto conto della ultradecennale situazione di deroga in cui si opera nel Comprensorio Agroalimentare, deroga che, d’altro canto, ha indotto numerosi operatori ad organizzarsi con personale assunto in proprio. Non si comprende tuttavia l’urgenza da parte di SogeMi nel voler adottare questo nuovo progetto/regolamento alla luce di un cantiere ancora aperto – e lo resterà per ancora un anno, almeno – che non consente la benché minima analisi sensata di flussi e/o costi né di porre in essere un’operatività comune essendo l’Ortomercato, allo stato, costituito da due strutture notevolmente disomogenee. Gli operatori del Comprensorio sono assolutamente d’accordo nell’aggiornare le tariffe di facchinaggio, ancora ferme dal 2013; non condividono invece il riconoscimento di una royalty all’Ente Gestore né l’implementazione di un nuovo regolamento senza la preventiva condivisione.

Nulla vieta di modificare le regole, anzi, innovazione e ottimizzazione sono le parole d’ordine nel prossimo futuro; si ritiene però che ciò debba essere fatto con una procedura ad evidenza pubblica che preveda precisi patti sociali, ovvero il riassorbimento del personale attualmente in forza presso i grossisti che, con l’introduzione del nuovo Regolamento, non potrà più operare nelle aree comuni del Comprensorio. Nel merito del “confronto costante” dichiarato da SogeMi si evidenzia che lo stesso risulta essere da diversi anni solo formale. In seno al Comitato Operativo, organo istituito dal Consiglio Comunale e inserito nel nuovo Regolamento di Mercato, alcuni temi non vengono neppure portati all’attenzione degli operatori, altri vengono solo illustrati e altri ancora discussi ma successivamente approvati senza minimamente considerare le osservazioni emerse dal confronto. Prova ne sia la proposta di revisione del sistema sanzionatorio, da mesi giacente sulle scrivanie di SogeMi nonostante un lungo lavoro svolto congiuntamente da tutte le categorie operanti nel Comprensorio, che si accanisce contro chi lavora regolarmente mentre l’Ente Gestore ha ufficiosamente autorizzato soggetti, perlopiù irregolari, ad accedere ai mercati per svolgere non meglio precisate attività almeno “non rubano in città”. Questa situazione potrebbe essere mitigata dall’introduzione di un sistema di cassa mercato, come richiesto già da alcuni anni a gran voce dai grossisti; è quanto mai risibile la recente richiesta pubblica platealmente rivolta da SogeMi verso istituzioni non competenti in materia, visto che sul tema ha autonoma efficacia decisionale. Inoltre l’Ente Gestore, per la sua funzione pubblica, non è chiamato a conseguire utili eppure il relativo management si adopera sistematicamente nel perseguire risultati economici che rischiano di fare implodere tutto il sistema mercatale. Ma perché?
Nel marzo 2022 giunse, dai vertici del Comune di Milano, una precisa promessa di intervento per l’apertura al dialogo da parte dell’Ente Gestore, anche mediante opportuno affidamento di incarichi; nei fatti nulla è accaduto se non un maggior accentramento di potere dispotico. Preso atto che, ad oggi, non sembrano esservi spiragli per un miglioramento della situazione, facciamo appello alla politica onesta e intellettualmente libera nonché ai sindacati dei lavoratori per la difesa dei posti di lavoro messi a rischio da questa mala gestione. Diversamente, premesso che i ripetuti tentativi (unilaterali) di conciliazione bonaria non hanno sortito effetto alcuno, ci vedremo costretti a rivolgerci alle autorità competenti al fine di tutelare l’intero comparto Agroalimentare Milanese. (aa)
Fonte: Ago - Associazione Grossisti Ortofrutticoli
