Quarta gamma, le ragioni della crisi

Mancato effetto inflazione, incremento dei costi e problemi produttivi le cause secondo San Lidano

Quarta gamma, le ragioni della crisi

Negli anni prima del Covid la quarta gamma cresceva con ritmi sostenuti, anche a doppia cifra in taluni momenti. Poi, per un verso o per un altro, su questi prodotti si sono spenti i riflettori. Le cause? Probabilmente una tensione tossica sul mercato, accompagnata da un aumento di tutti i costi-chiave e aggravata dalle conseguenze dei cambiamenti climatici, difficilmente reversibili.
Ne abbiamo parlato con Giulio Benvenuti, responsabile qualità per l’azienda San Lidano, Cooperativa dell'Agro Pontino produttrice di ortaggi di I e IV gamma, con una forte specializzazione sui prodotti del territorio, come spinaci, biete, cicoria, agretti, puntarelle, verze, cavolo nero, zucche e zucchine.

“La quarta gamma si trova a un punto di non ritorno – spiega Benvenuti a IFN – dopo i fasti del 2020, ora è l’unico prodotto del reparto ortofrutta ad esser rimasto bloccato: cala poco nei consumi ma recupera ancor meno in valore. Una situazione di stallo, quindi, dovuta alla combinazione di più fattori concomitanti, che hanno prodotto una compressione delle marginalità per tutto il settore: se da un lato sono cresciuti i costi, il mercato pare non rispondere agli aumenti di prezzo. Non è in generale un bel momento ed è difficile intravedere soluzioni".

C’è da considerare innanzitutto l'effetto dei cambiamenti climatici, che incidono in modo particolare sugli ortaggi a foglia. Benvenuti definisce le conseguenze come irreversibili e peggiorative di anno in anno. 
“Da quasi due anni abbiamo iniziato ad avere problemi sia quantitativi che qualitativi per questi prodotti, soprattutto nel periodo estivo – sottolinea Benvenuti – anche se nel nostro comprensorio non assistiamo a emergenze idriche come, ad esempio, nel bacino del Po, dove il cuneo salino è ormai risalito di oltre 30 chilometri. Ma anche qui nell'Agro Pontino dobbiamo fare i conti ogni estate con risorse idriche sempre meno abbondanti".
E continua: "Fortunatamente il nostro è un terreno di bonifica, fortemente canalizzato, con una gestione centralizzata delle acque, anche se - negli anni passati - la gestione del Consorzio di bonifica dell’Agropontino ha trascurato le necessarie cure di manutenzione, causando situazioni di alternanza fra allagamenti e carenze idriche. Ora la nuova gestione ha avviato un programma di ripristino che, se verrà realizzato, dovrebbe migliorare sensibilmente le cose, anche se il problema dell'acqua è globale e toccherà sempre più anche questo territorio. Ma il nostro problema non è solo la carenza d'acqua, quanto le temperature elevate del periodo estivo (con picchi di oltre i 40 gradi in campo), che oramai si prolunga sistematicamente fino a novembre, scombinando i cicli produttivi. Gli ortaggi a foglia larga, come spinaci e biete, sono i più colpiti, ma iniziamo ad avere difficoltà nella produzione di indivie, scarole e cicoria. Anche l’alveo del Fucino, che è sempre stato un nostro bacino di approvvigionamento estivo, soffre dell'abbassamento delle falde e temperature elevate, creando problemi di qualità delle forniture".

"Un secondo fattore è quello economico. I processi di trasformazione della IV gamma sono energivori e sappiamo come il costo dell'energia, dopo l'impennata folle di 2 anni fa, sia solo parzialmente rientrato rispetto al periodo pre-Covid. Si aggiunge a ciò l'aumento dei prezzi di imballaggi e trasporti, che, dato che i nostri prodotti sono molto leggeri e necessitano di essere confezionati, incidono maggiormente rispetto, ad esempio, alla I gamma. Stiamo parlando di costi che non sono comprimibili individualmente senza una collaborazione di tutta la filiera, distributori inclusi, oltre a interventi strutturali. A mio avviso sarebbe molto utile aprire un tavolo della filiera della IV gamma, con l'obiettivo di ricercare tutti insieme, produttori, distributori e Ministero, i centri di costo comprimibili collettivamente, anziché cercare ognuno per conto proprio distintività individuali di scarsa utilità". 

"A fronte di ciò, gli aumenti dei prezzi di vendita sono stati minimi, anche perché è mancata risposta dei consumatori, che si sono mostrati poco disponibili a riconoscerli. Paradossalmente, si assiste ad una crescita delle verdure già cotte (la cosiddetta V gamma), dimostrando che la richiesta di prodotti ad elevato contenuto di servizio c'è ancora, ma a scapito della IV gamma da cuocere, che rappresenta il nostro core-business”.

"Questa situazione colpisce soprattutto i produttori, considerato che i prezzi a loro riconosciuti sono rimasti invariati, se non diminuiti. A causa dell'aumento di costi di trasformazione e della stagnazione del mercato non siamo stati in grado, infatti, di riconoscere maggiori prezzi in campagna, come sarebbe stato necessario. Questo elemento, aggiunto alle difficoltà produttive, sta causando per la prima volta, da un paio d'anni a questa parte, problemi nell'approvvigionamento delle materie prime. Si salva ancora la produzione di baby leaf, ma coltivare ortaggi per la IV gamma inizia a non essere più remunerativo come un tempo, anzi. Ma di questo nessuno sembra preoccuparsi, a parte chi come noi, ha un forte legame con i produttori". 

Benvenuti conclude il suo intervento con un commento sulla nuova release dello standard GlobalG.A.P., considerato che tra i nuovi requisiti maggiori ci sono le misure adottate per capire la quantità di acqua utilizzata e le azioni identificate dalle aziende per rendere efficiente utilizzo dell’acqua. 
“In generale, la grande distribuzione europea, di cui GlobalG.A.P. è oggi la principale espressione, si sta orientando verso generici requisiti di monitoraggio e riduzione dei consumi di acqua (come anche di energia e di gas serra: i 3 mantra del momento). Ma se, da un lato, questo approccio comporta aggravi di costi e di burocrazia per i produttori, dall'altro non dà una risposta vera a queste emergenze, considerato che la tematica andrebbe articolata caso per caso ed in funzione di valori di riferimento, a oggi non definiti".

E conclude: "Risparmiare acqua (o energia) rispetto a cosa? Noi sappiamo bene che, soprattutto in questa situazione, le aziende agricole sono le prime a economizzare al massimo i consumi. Si dovrebbe piuttosto valutare la professionalità degli agricoltori: se sono bravi, sanno come ottimizzare dei fattori di produzione. Anche perchè farlo significa produrre meglio. Se si volesse affrontare il tema della sostenibilità più seriamente, si dovrebbe parlare quindi di innovazioni tecniche, di formazione e di assistenza agronomica adeguata, invece che di carte da compilare o strumenti di misurazione da acquistare senza sapere con quale scopo. C'è un tema fondamentale di 'approccio agroecologico' che andrebbe stimolato. Ma per i problemi complessi si preferisce sempre, ahimé, scegliere soluzioni semplici. E produrre tanta carta”. (am) 

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