Pesticida si, pesticida no. Prosegue il dibattito

Il prof. Maini ribatte al Prof. Brunelli

Pesticida si, pesticida no. Prosegue il dibattito

Il dibattito relativo all’utilizzo del termine pesticidi, che si è generato a seguito dell’editoriale uscito sulle nostre colonne pochi mesi fa (clicca qui per approfondire), non accenna a placarsi.  

Riportiamo, infatti, le considerazioni che ci sono giunte dal professor Stefano Maini, entomologo dell’Università di Bologna, che già in prima battuta ci aveva espresso il suo punto di vista sul tema (clicca qui per leggere) e che invece nelle righe sottostanti risponde alle argomentazioni del Prof. Agostino Brunelli (clicca qui per leggere). 

Stefano Maini

Caro collega Prof. Della Casa, ho letto le considerazioni che il Prof. Brunelli ha scritto nel dibattito che è nato su IFN relativamente all’utilizzo del termine ‘pesticida’ e mi permetto di esprimere il mio punto di vista in merito.

Brunelli scrive: “ovviamente un termine negativamente evocativo come quello di pesticida è stato ed è utilissimo per tenere alta l'attenzione” , mentre Della Casa indica che “La seconda componente è, infatti, di comunicazione; dove la parola pesticida, come Lei lucidamente evidenzia, genera una sensazione negativa in italiano, ben lontano dall'autentica interpretazione di ‘medicina del piante’. A prescindere dall'etimologia – (sic.) che qui poco interessa ? - il problema è che porta le persone a pensare prevalentemente agli effetti sulla propria salute e, non, viceversa, a quelli sulla salute delle piante".
Beh, allora, dico io, invece interessa, per la propria salute ma anche per quella dell’ambiente! Nella mia precedente risposta avevo anche insistito affermando che esistono da tempo dei pesticidi, ‘buoni’, non xenobiotici, ovvero preparati con sostanze di origine vegetale o microbiologici, ecc. per contrastare un cosiddetto organismo pestiferum, it est: una crittogama, un fitofago dannoso, una erba spontanea invasiva.
C’è forse una cancel culture contraria alla parola? Pesticida sarebbe da scartare secondo l’opinione dei colleghi Gullino e Brunelli?
Ritengo che sia esagerato accusare i media di riportare “scenari catastrofici generalmente attribuiti ai pesticidi dai ‘media’, anche utilizzando strumentalmente il termine”.
La proposta della riduzione di pesticidi xenobiotici non comporterebbe un aumento della fame nel mondo! Tante altre sono le problematiche legate alla fame! Fra l’altro una bella perdita di prodotti per alimenti (oltre il 40%) avviene in post-raccolta. Nei paesi ‘ricchi’ si sa che si spreca molto cibo, mentre in quelli ‘poveri’ forse non ci sarebbero soldi per l’acquisto dei pesticidi (a volte costosi e con brevetto). Non illudiamo l’opinione pubblica che con i pesticidi si ridurrebbe la piaga della fame nel mondo. Non credo che in agricoltura biologica come scrive Brunelli: “sia possibile rapidamente arrivare per legge alla drastica riduzione ipotizzata per il loro impiego, specialmente se abbinata all'incremento dell'agricoltura biologica, che richiede un maggior apporto di pesticidi sia pure naturali”. Da dove deriva il dato che in ‘biologico’ si adoperano più pesticidi naturali?
I forever chemicals, ci possono colpire in modo ubiquitario e residuo zero non è facile ottenerlo. Effetti deriva di trattamenti, casi peggiori dovuti a veleni che raggiungono le colture, diossine, pfas, fall out o altre sostanze tossiche trasferite nei campi da strade, polveri, incendi, sversamenti accidentali da industrie, alluvioni e acque contaminate, ecc.
Infine, vien scritto “il problema dell'uso forse improprio ma sicuramente strumentale del termine si risolverebbe senza bisogno di Treccani o Wikipedia”. Sottolineo strumentale? Quale è il termine più strumentale? Anche fitofarmaco lo è: potrebbe essere più rassicurante? Indicativo il fatto che, fino a pochi anni fa, l’agricoltore, appena notata una malattia, un fitofago o crescita di erbe spontanee invasive, partiva per prendere la ‘botte’- atomizzatore- o la pompa a spalla, e come diceva, andava a dare l’acqua (sic.) alle sue colture!
Sbagliato pertanto far solo ritenere che queste irrorazioni sono ‘farmaci’, ma pesticidi, e non una innocua acqua ma un prodotto con effetti collaterali negativi di breve o di lungo periodo.
Sto aspettando, da almeno 40 anni, una maggiore consapevolezza per l’utilizzo dei pesticidi! Non penso di essere tra i “detrattori a oltranza dei pesticidi” come scrive il collega. Tuttavia, è evidente che ci son stati abusi nell’impiego di alcuni di questi forever chemicals e nei limiti del possibile leggo papers sull’argomento, ce ne sono centinaia! 

Ringraziando dell’attenzione, con i miei migliori saluti,
Stefano Maini
 

Per chi volesse approfondire la tematica, il professor Maini suggerisce la lettura del seguente paper: Cocktails of pesticide residues in conventional and organic farming systems in Europe e Legacy of the past and turning point for the future (clicca qui per consultarlo)

Per ulteriori informazioni sui papers e per chi volesse mettersi in contatto con il professore, è pregato di inviare una mail all'indirizzo redazione@italiafruit.net