L’ortofrutta non tira nelle mense scolastiche. È il pasto più sprecato dai giovani

Il commento di Roberto Della Casa

L’ortofrutta non tira nelle mense scolastiche. È il pasto più sprecato dai giovani

Lo spreco di cibo, nonostante le iniziative di sensibilizzazione, è una brutta abitudine che non si riesce a cambiare. Gli italiani non sono tra i consumatori più virtuosi, come dimostrano i dati del Rapporto Internazionale Waste Watcher 2024. Lo spreco di prodotti alimentari in Italia segna +45,6% rispetto alla scorso anno: ogni settimana finiscono nel bidone della spazzatura 683,3 grammi di cibo pro capite (rispetto ai 469,4 grammi rilevati nell’agosto 2023) (Clicca qui per approfondire). Ma il problema non riguarda solo le mura domestiche, investe anche altri momenti di somministrazione del cibo. Infatti, basta farsi un giro nelle mense scolastiche per capire quanto lo spreco faccia parte della quotidianità dei consumatori italiani e l’ortofrutta è quella che paga lo scotto più caro.

Infatti, come rilevato dal progetto MyWaste-Plate, promosso dal Crea e coordinato dai nutrizionisti Laura Rossi e Umberto Scognamiglio, nelle mense scolastiche ogni giorno si butta via il 40% del cibo, in pratica un piatto su tre vinene sprecato, mentre l’ortofrutta non viene quasi mangiata. L’analisi è confermata dalle rilevazioni condotte nelle mense scolastiche su un campione di 700 alunni delle scuole primarie di Fiumicino, da cui emerge un quadro preoccupante per l’ortofrutta. Lo studio, infatti, ha analizzato gli scarti nei piatti delle mense notando che al primo posto troviamo i contorni di verdure con il 59%, seguiti dalla frutta con il 34,5%. 

L’obiettivo di MyWaste-Plate è quello di promuovere un cambiamento culturale che porti a una maggiore consapevolezza sulla sana alimentazione e sulla necessità di ridurre lo spreco alimentare per il bene dell’ambiente. A questo proposito, dalla Romagna parte l’iniziativa “Io non spreco” – come si legge sul Corriere di Romagna - che mira a ridurre lo spreco di ortofrutta nelle mense scolastiche delle scuole primarie della provincia di Ravenna. Per questo, ai giovani studenti verrà fornito una bag facilmente richiudibile, in modo da poter portare a casa la frutta non consumata durante il pranzo. Saranno circa 6 mila le borse che verranno distribuite a cura del personale dell’impresa Camst. Un piccolo passo che non cambierà la situazione ma di certo invita a una riflessione … e non solo per i giovani consumatori.

Roberto Della Casa, Direttore Italiafruit News

Accolgo con piacere l’invito di Angelo a una riflessione. I dati sullo spreco sono impressionanti, anche se – a mio modesto avviso - soprattutto per i prodotti più deperibili, come l’ortofrutta, una quota di scarto fisiologico andrebbe computata. Per esemplificare, compro una pesca e dopo un giorno questa evidenzia una marcescenza dovuta a un vizio occulto quando l’ho comprata, computarla come spreco è almeno improprio. Sempre a mio avviso, se ne riutilizzo metà sono virtuoso e non ho prodotto scarto e, se anche la butto, non posso essere criminalizzato. È infatti cosa diversa rispetto al dimenticarsi una vaschetta di prosciutto in ATM per oltre 20 gg in frigo e poi doverlo buttare perché scaduto o, peggio, una scatola di pasta o un cluster di fagioli per mesi o anni nella dispensa. Spero ne converrete.
Ma il problema dell’ortofrutta nelle mense scolastiche è diverso. Qui vengono somministrate porzioni che dovrebbero essere idonee a soddisfare le esigenze in termini di sana alimentazione degli alunni. Se il 60% dei contorni di verdura e il 40% della frutta resta nel piatto non è un problema di scarti o sprechi per erronea previsione delle necessità, ma mancanza di appeal del prodotto sull'utilizzatore. Se poi sia dovuto al prodotto stesso, alle abitudini alimentari o a un mix andrebbe certo chiarito nel dettaglio prima di varare altri “discussi” progetti “Frutta nelle Scuole”. Ancor più importante, però, è che, oltre a soluzioni tampone, come portarla a casa (se non piace e/o non attira non migliorerà certo qualche ora o giorno dopo, anche se in ogni caso potrà “sfamare” qualche familiare evitando sprechi), si lavori alla base, sull’educazione alimentare, a tutti i livelli e a tutte le età. Questa medicina preventiva darà sicuro maggiori giovamenti, sia a scuola che fra le mura domestiche. Come dice un mio vecchio maestro, se non vendi tutto lavora sugli ordini, non sulle offerte o sui regali.