Gli italiani e le "nuove" abitudini di consumo di ortofrutta

I risultati del progetto di ricerca "Dare buoni frutti" del Gruppo Orsero con Ipsos e Corriere della Sera

Gli italiani e le "nuove" abitudini di consumo di ortofrutta

“Dare buoni frutti - Gli italiani e le "nuove" abitudini di consumo di ortofrutta”, questo il titolo del progetto di ricerca portato avanti dal Gruppo Orsero con Ipsos e Corriere Della Sera e presentato ieri. Un impegno per il Gruppo che va oltre le parole, per indagare le “nuove” abitudini, le opinioni, i bisogni e i meccanismi che guidano la scelta e il consumo di frutta degli italiani.

Ad aprire l’evento, moderato da Isidoro Trovato, giornalista del Corriere Della Sera, Ilaria Ugenti, Corporate Reputation Leader di Ipsos, che ha introdotto i risultati dello studio condotto su 1.000 individui con un’età compresa tra 18 e 65 anni. Il campione, sulla base delle risposte ottenute, è stato clusterizzato in 5 gruppi: i tradizionalisti, gruppo più ampio e più maturo rispetto alla media del campione, composto dal 27% delle persone intervistate, seguiti dagli attenti bongustai e food lovers, rispettivamente 22% e 21% del campione, anch’essi con un’età superiore alla media degli intervistati; infine, gli innovatori del gusto che corrispondono al 18% del campione e gli esploratori del benessere, 12%, entrambi rappresentanti della fascia più giovane della popolazione in esame. 

Ilaria Ugenti, Corporate Reputation Leader di Ipsos

“Nonostante le diversità tra i vari gruppi rappresentati, sono emerse similitudini: per la totalità del campione mangiare frutta è mangiar sano e ciò significa prestare attenzione alla qualità. Tutti i gruppi hanno dichiarato di consumare 7 tipologie di frutti al mese, tranne un paio che ne riferiscono 8 e, tra i frutti più mangiati, troviamo ai primi posti mele, banane, arance e fragole, ma in classifica ci sono anche alcuni frutti esotici come zenzero, avocado, ananas e mango”, ha dichiarato Ilaria Ugenti. “Come driver di acquisto principali, stagionalità e gusto sono in testa, mentre come canale, la grande distribuzione batte negozi tradizionali e mercati rionali, grazie a un’offerta più ampia, libertà di scelta e prezzi inferiori. L’innovazione di prodotto, ad esempio riferita a uva e anguria senza semi o al kiwi giallo, è apprezzata dal campione che ne riconosce rispettivamente la comodità e un sapore migliore ma, solo il 20%, associa questi prodotti a un’innovazione e una ricerca varietale”. 

Raffaella Orsero, VP e CEO del Gruppo Orsero

Raffaella Orsero, VP e CEO del Gruppo si dice confortata da questi risultati: “La qualità è la nostra stella polare, il driver principale del nostro lavoro e vederla privilegiata dai consumatori ci rassicura. Negli ultimi 15 anni in Italia i consumi di ortofrutta sono pressoché stabili, ma quel che è cambiato sono le tipologie di frutti acquistati: per esempio, la frutta esotica al momento cresce a doppia cifra, probabilmente anche grazie all’exploit dei ristoranti giapponesi, dove avocado e zenzero sono tra i frutti più utilizzati”.

E, riguardo all’innovazione, la Ceo dichiara: “Questa ha il fine di incentivare i consumi rispondendo sempre di più alle esigenze dei consumatori, come rendere il kiwi più dolce e amabile, migliorandone il gusto e perfezionare la fruibilità e la facilità di consumo, come per l’uva e le angurie senza semi. Queste sono innovazioni di prodotto, mentre dall’altro lato, altrettanto importanti ci sono “nuovi” modi di consumo, come l’introduzione della frutta per colazione anche nei bar, al posto o a fianco alla classica brioche”.

Matteo Colombini, Co-Ceo e CFO Gruppo Orsero

“Quello che emerge dallo studio condotto è coerente con le nostre scelte strategiche e la nostra mission”, queste le parole di Matteo Colombini, Co-Ceo e CFO Gruppo Orsero. “Lavoriamo ogni giorno per portare sulle tavole dei consumatori il prodotto migliore al momento giusto, anche dal punto di vista dell’esperienza di gusto; lavoriamo a stretto contatto con i nostri partner di filiera, solo in questo modo possiamo fare un ottimo lavoro. È fondamentale migliorare la comunicazione per cercare di nobilitare la categoria e cercare di far capire alle persone tutti i vantaggi che derivano dal suo consumo”.

Secondo la giornalista e scrittrice Eliana Liotta, promuovere le proprietà dei frutti è la chiave per incentivare i consumi: “Comunicare, ad esempio, che i kiwi gialli, oltre ad essere più dolci, hanno anche il doppio del contenuto di vitamina C rispetto ai verdi, potrebbe essere un’informazione importante di cui il consumatore necessita per procedere all’acquisto. La frutta è il dessert che la natura ci offre”.

All’evento ha preso parola anche Ludovica Principato, Assistant Professor of Sustainable Business all’Università di Roma Tre, Scientific Advisor, con la quale è stato affrontato il tema del cambiamento climatico, dell’importanza della biodiversità e della sostenibilità dei sistemi agroalimentari. Accanto, Franco Aliberti, di professione cuoco “antispreco”, ha sottolineato l’importanza del rispetto degli ingredienti, perché dietro a questi c’è del lavoro e ci sono degli sforzi, per poi sostenere che la presenza di un addetto nel reparto ortofrutta del supermercato che dia più informazioni ai consumatori può aiutarli a compiere scelte consapevoli.

“L’Italia ha un grande potenziale per diventare un grande paese produttore”, afferma in conclusione Matteo Colombini. “Il nostro paese possiede estensione e competenze ma mancano alcuni aspetti, tra cui la capacità di valorizzare il prodotto nazionale all’estero. Abbiamo un tesoro in buona parte inesplorato che si traduce in una forte potenzialità pronta per essere sfruttata”.(gc)

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