Il meglio di IFN
Dallo sprint al ralenti: l’anguria aspetta il sole
Scopri cosa è emerso durante la diretta IFN di ieri

Dopo un giugno positivo e un promettente avvio di luglio, il mercato dell’anguria ha subito una battuta d’arresto nella seconda metà del mese. La causa principale? Il calo delle temperature registrato non solo in Italia ma anche nel resto d’Europa, che ha raffreddato i consumi di uno dei frutti più ‘meteoropatici’ del reparto ortofrutta.
Ora, occhi puntati sulle prossime settimane: si spera in un ritorno del caldo, condizione essenziale per rilanciare le vendite. Nonostante le difficoltà legate al clima, la categoria dell’anguria ha dimostrato negli ultimi anni una notevole capacità di adattamento, recuperando terreno sia in termini di valore che di volumi. A trainare questa ripresa sono state soprattutto le nuove varietà seedless di dimensioni ridotte – midi e mini – che hanno conquistato i consumatori grazie alla praticità, alla pezzatura più adatta ai nuclei familiari moderni con un posizionamento di prezzo impensabile fino a pochi anni fa.
Resta comunque salda la presenza dell’anguria tradizionale, ancora simbolo di convivialità estiva e pilastro irrinunciabile del comparto.
È quanto emerso durante la diretta social organizzata ieri mattina da IFN (clicca qui per rivederla), che ha acceso i riflettori su uno dei protagonisti assoluti dell’estate ortofrutticola: l’anguria.
A confrontarsi in diretta sono stati alcuni player di primo piano del mondo produttivo, come Bruno Francescon, presidente di “Perla Nera”, Salvatore Lotta, direttore commerciale de “L’Orto di Eleonora” per il marchio “I Love Gavina”, e Matteo Testa, direttore commerciale di San Lidano con il brand “Cuore Rosso”. Dal lato della distribuzione moderna, hanno portato la propria visione Nicola Biasiolo, responsabile acquisti ortofrutta di Unicomm, e Valerio Gentili, Bayer Ortofrutta per il Gruppo Gabrielli.
Il meteo frena la corsa dell’anguria: bene fino a fine giugno, poi il rallentamento
In apertura della diretta social, il nostro direttore Roberto Della Casa ha tracciato un primo bilancio della campagna angurie 2025 nella Distribuzione. “Al di là delle temperature poco favorevoli delle ultime ore – ha spiegato – il mercato dell’anguria finora non è andato male. Dalla nostra analisi emerge che, sebbene l’avvio di aprile non sia stato particolarmente brillante, i volumi erano ancora marginali e quindi poco influenti sull’andamento complessivo. A partire da maggio si è assistito a un progressivo miglioramento, con un mese di giugno molto positivo: +37% a volume rispetto all’anno precedente”.
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Tuttavia, il quadro è cambiato a partire dalla settimana 28. “Fino alla week 27 tutto è filato liscio – ha proseguito Della Casa – ma da quel momento in poi il mercato ha cominciato a risentire del calo delle temperature”. A certificare la tendenza ci sono anche i dati del nuovo servizio FruitMeteo, lanciato da IFN, che mostrano come questa settimana le temperature siano inferiori di circa 5 gradi rispetto sia allo stesso periodo del 2024 che alla settimana precedente (clicca qui per approfondire).
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“E nemmeno guardando oltre confine troviamo sollievo – ha aggiunto – perché in Germania, nostro principale mercato estero di sbocco, si prevedono per questa settimana piogge diffuse e temperature tutt’altro che ideali per il consumo di angurie”.
Le dinamiche analizzate trovano piena conferma anche nei reparti della distribuzione moderna. “Confermo in pieno i dati – ha dichiarato Nicola Biasiolo, – giugno ha segnato un incremento a doppia cifra sulle tre principali tipologie: le angurie tradizionali di grande calibro, le midi nere senza semi e le baby. Luglio era partito in modo eccellente, con performance strabilianti, ma il meteo avverso ha cambiato le carte in tavola: abbiamo visto un calo significativo lo scorso fine settimana e il trend negativo sembra proseguire anche in questi giorni, con prospettive poco incoraggianti”.
Il consumatore, intanto, continua a premiare le angurie più piccole. “Le angurie in bins tradizionali restano performanti – ha proseguito Biasiolo – ma stiamo assistendo, sia quest’anno che lo scorso, a uno spostamento verso le baby e le midi nere. Le famiglie, oggi spesso composte da non più di due o quattro persone al massimo, prediligono pezzature più gestibili, attorno ai 4-6 chili. I numeri lo dimostrano: le vendite in bins segnano un +10% rispetto al 2024, mentre le baby e le midi crescono del 15%. È un trend che, a mio avviso, continuerà a rafforzarsi nei prossimi anni”.
Uno scenario simile ma con alcune peculiarità emerge anche al Centro-Sud, come ha spiegato Valerio Gentili: “Anche nei nostri territori abbiamo registrato lo stesso andamento di mercato: un giugno molto positivo, un buon inizio di luglio e poi il rallentamento nelle ultime giornate. Sul fronte delle tipologie, da noi si registra ancora una preferenza per le angurie tradizionali, che restano la referenza principale. Tuttavia, anche qui iniziano a farsi strada le varietà di taglia più contenuta, in linea con le tendenze nazionali”.
Dal punto di vista promozionale, l’approccio resta mirato. “Abbiamo concentrato le attività promozionali nei punti vendita di maggiori dimensioni – ha concluso Gentili – soprattutto nei fine settimana, per intercettare il consumatore classico dell’anguria tradizionale, che continua a rappresentare il nostro target principale”.

Produzione in equilibrio e qualità in primo piano: l’anguria alza l’asticella
Dalla produzione arrivano segnali di equilibrio e ottimismo, nonostante il rallentamento degli ultimi giorni. Matteo Testa, direttore commerciale di San Lidano, ha sottolineato come anche sul fronte produttivo si stia assistendo a una ripartizione più bilanciata tra le angurie tradizionali e quelle di taglia ridotta dopo l’exploit di quest’ultime negli ultimi anni. “Abbiamo aumentato la quota di midi e baby nella nostra offerta – ha spiegato – ma l’anguria tradizionale continua a performare molto bene. La primavera ci ha aiutato, con una buona piovosità che ha portato rese ottimali e una domanda in linea con la produzione: finora è andata piuttosto bene. Tuttavia, negli ultimi 15 giorni, il clima ha inciso e la domanda si è indebolita”.
Testa ha poi ribadito la specificità del mercato meridionale: “Al Sud si prediligono ancora le angurie di grande calibro, anche per via dei nuclei familiari più numerosi. E poi l’anguria grossa resta un simbolo di convivialità: lo vediamo ogni weekend, quando gli ordini aumentano in maniera significativa”.
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Proprio sul concetto di valore, il nostro direttore ha analizzato l’evoluzione degli ultimi anni: “Il mercato delle angurie si è trasformato radicalmente nell’ultimo decennio. Il prezzo è aumentato del 70% rispetto a dieci anni fa, nonostante il rallentamento dell’anno scorso. Ma i consumi, in termini di quantità, sono continuati a crescere. In cinque anni, il comparto ha guadagnato oltre 30 punti percentuali a volume, e non c’è dubbio che il fenomeno delle midi senza semi abbia avuto un ruolo centrale, sia nella crescita del valore che nei volumi”.
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Un tema, quello dello sviluppo di valore, particolarmente caro a Bruno Francescon: “Per anni, produttori e distributori hanno svalorizzato la categoria, vendendo angurie a pochi centesimi al chilo, rendendo di fatto impossibile puntare sulla qualità. Con Perla Nera abbiamo cambiato paradigma: produciamo un’anguria di altissima qualità – croccante, senza semi, di taglia contenuta – che risponde alle esigenze moderne. È un successo costruito anche grazie a importanti investimenti in marketing e comunicazione. Oggi, grazie a Perla Nera, il comparto anguria sta giocando un campionato completamente diverso: il prezzo non è più il primo criterio di scelta, la qualità è al centro e tutta la filiera ne ha beneficiato”.
Un’impostazione condivisa anche da Salvatore Lotta, che ha puntato i riflettori sul segmento delle baby: “Con il nostro brand I Love Gavina abbiamo lavorato per elevare questa tipologia, troppo spesso sottovalutata. Oggi garantiamo un prodotto croccante, buono e omogeneo per tutta la stagione, grazie a un territorio vocato come il Campidano. Le nostre baby non scendono mai sotto una certa soglia di prezzo, quando anni fa sarebbe stata pura utopia. È la dimostrazione che stiamo percorrendo la strada giusta”.
Lotta ha anche evidenziato i costi di produzione sempre più elevati, che si aggirano tra i 12 e i 15 mila euro a ettaro: “Non si può lavorare sottocosto. La qualità attuale è molto buona, anche se il caldo estremo di giugno, con punte oltre i 40 gradi, ha creato qualche criticità. Interveniamo con soluzioni come il caolino, che protegge il frutto riflettendo i raggi solari e aiuta a mantenere l’uniformità”.
La seconda parte della diretta si è concentrata sugli aspetti strutturali del comparto anguria, che verranno approfonditi nelle prossime edizioni.
Nel frattempo, per chi volesse rivedere l’intera puntata, ecco il video della diretta:
