Cia e Copagri: no all’accordo UE-Mercosur senza reciprocità

Le associazioni hanno espresso disappunto alla Commissione Agricoltura della Camera

Cia e Copagri: no all’accordo UE-Mercosur senza reciprocità

Com'è noto, l'Unione Europea e il Mercosur hanno raggiunto un accordo per ridurre o eliminare le tariffe doganali sul commercio di beni tra le due aree. Se ratificato, l'intesa darà vita a uno dei più grandi spazi di libero scambio al mondo, coinvolgendo circa 800 milioni di persone. L'accordo prevede l'abolizione di oltre il 90% dei dazi doganali tra i 27 Paesi dell'UE e i membri del Mercosur: Brasile, Argentina, Paraguay e Uruguay.

Ieri in audizione sul tema davanti alla Commissione Agricoltura della Camera, Copagri e Cia hanno espresso il loro disappunto per i rischi che corre il settore agricolo nazionale.

Copagri: No ad accordo se manca reciprocità per l'agricoltura

“Gli accordi commerciali, così come la semplificazione e la regolamentazione del commercio, sono fondamentali per poter sfruttare appieno le enormi possibilità offerte dal mercato globale, ma vanno declinati in maniera tale da non penalizzare un comparto a favore di un altro, fatto che purtroppo non sembra essere riscontrabile nell’accordo tra l’UE e il Mercosur”. Lo ha sottolineato la Copagri intervenendo in audizione in Commissione Agricoltura della Camera nell’ambito di una indagine conoscitiva sulle ricadute sul sistema agroalimentare italiano dell’Accordo di libero scambio tra l’UE e il Mercosur.

L’intesa prevede l’abolizione dei dazi su oltre il 91% delle merci esportate nel Mercosur e introduce indubbi elementi di positività, quali il riconoscimento di quasi sessanta indicazioni geografiche italiane e l’eliminazione delle barriere tariffarie per alcune produzioni d’eccellenza del nostro Paese, come ad esempio i prodotti lattiero-caseari e i vini, per cui i dazi imposti attualmente sono pari al 28% e al 27%; al contempo, però, l’accordo di partenariato rischia di penalizzare pesantemente gli allevatori di carne bovina, suina e pollame, ma anche i produttori di riso, mais, zucchero e miele”, ha evidenziato la Confederazione.

“L’eliminazione di dazi sull’import delle produzioni poc’anzi richiamate, infatti, oltre a una lunga serie di squilibri di mercato, rischia di minare la leale concorrenza tra i prodotti agricoli UE e quelli importati dall’America Latina, in ragione della mancanza delle necessarie garanzie in termini di reciprocità”, ha proseguito la Copagri, lamentando l’assenza di “misure che assicurino il rispetto dei medesimi standard produttivi comunitari, con particolare riferimento a diritti dei lavoratori, ambiente e sicurezza alimentare”.

“Sul banco degli imputati ci sono l’utilizzo nei Paesi del Mercosur di numerosi agrofarmaci vietati nell’UE, in alcuni casi ritenuti addirittura pericolosi per la salute, ma anche e soprattutto il concreto rischio di dumping sociale che si verrebbe a creare con l’attuazione dell’Accordo, in ragione del minor costo della manodopera che caratterizza il lavoro nell’America Latina”, ha aggiunto la Confederazione Produttori Agricoli.

“Non bisogna mai dimenticare che l’Europa, considerati cumulativamente gli scambi commerciali e gli investimenti, è il primo partner del Mercosur, coprendo il 17% del commercio del blocco sudamericano; il Mercosur, al contrario, pur costituendo la sesta maggiore economia mondiale e il quinto più grande mercato fuori dall’UE, è solo il decimo partner commerciale dell’Unione Europea”, ha concluso la Copagri.

Cia: accordo squilibrato su agrifood. Garantire reale reciprocità 

Un buon accordo commerciale deve essere basato su una meticolosa analisi di impatto e deve garantire l’assoluta reciprocità tra le parti in un’ottica di equa competitività. Il Mercosur attualmente non va in questa direzione, anzi sull’agroalimentare europeo appare squilibrato, colpendo alcuni settori sensibili come il comparto delle carni. Così il presidente di Cia-Agricoltori Italiani, Cristiano Fini, in audizione sul tema davanti alla Commissione Agricoltura della Camera.
“La questione principale sull’accordo Ue-Mercosur rimane la differenza negli standard di produzione, sicurezza alimentare e ambientale, tutela dei lavoratori e benessere animale -ha detto Fini- con la prevedibile concorrenza sleale che ne deriverebbe una volta liberalizzato l’82% dell’import agricolo da Argentina, Brasile, Paraguay e Uruguay”.
Per il presidente di Cia, “se è vero che dall’accordo possono derivare alcune opportunità su diversi prodotti chiave italiani, come vino, liquori, formaggi, ortofrutticoli freschi e sulla protezione delle indicazioni geografiche, dall’altro il rischio per i prodotti sensibili, come carni, zucchero e cereali, insieme al fatto che l’Italia è importatore netto rispetto al Mercosur, ci portano a ribadire la nostra preoccupazione e a chiedere una più attenta valutazione”. L’accordo prevede, infatti, la concessione da parte dell’Ue dell’aumento dei contingenti tariffari per le carni bovine (99.000 tonnellate), pollame (180.000 tonnellate) e carni suine (25.000 tonnellate). E poi zucchero (190.000 tonnellate), etanolo (650.000 tonnellate), riso (60.000 tonnellate) e miele (45.000 tonnellate), tutti settori altamente vulnerabili alle perturbazioni del mercato. 

“In ogni caso, se ci sarà un’ampia condivisione tra gli Stati membri e si procederà con la ratifica dell’accordo Mercosur -ha aggiunto Fini- lotteremo affinché la Commissione intervenga per assicurare una reale reciprocità, così come l’aumento della competitività interna dei settori più sensibili. Non chiediamo ‘aiuti a pioggia’ a compensare eventuali perdite per i settori più colpiti, ma politiche mirate e di sviluppo a sostegno dei produttori europei”.  
Senza dimenticare la promozione. “Sarebbe davvero un controsenso tagliare i fondi Ue su questo capitolo -ha concluso il presidente Cia- quando invece è necessario favorire la promozione sui nuovi mercati e informare meglio il consumatore sul valore dell’acquisto del prodotto europeo”. (aa)

Fonte: Ufficio stampa Copagri e Ufficio stampa Cia