Xylella fastidiosa, un incubo da scongiurare per i viticoltori pugliesi

Nel barese individuato un primo focolaio. Si procede con l’eradicazione obbligatoria

Xylella fastidiosa, un incubo da scongiurare per i viticoltori pugliesi

I viticoltori pugliesi sono con il fiato sospeso, la piaga che falcidia da anni gli uliveti della regione si sta ora estendendo a un altro pilastro dell’economia agricola locale: la vite. La diffusione della Xylella fastidiosa tra i vigneti rischia di compromettere gravemente il settore dell'uva da tavola.
Da anni la Puglia è in prima linea nella battaglia contro la Xylella fastidiosa, il batterio killer che ha decimato milioni di ulivi, alterando in modo irreversibile il paesaggio e l’economia locale. Per citare un adagio poco simpatico “al peggio non c’è mai fine”; il recente riscontro della presenza della sottospecie fastidiosa (ceppo ST1) sulle viti ha trasformato un’ipotesi temuta in una drammatica realtà. L’emergenza ha preso corpo per l’uva da tavola nel febbraio 2024, quando i monitoraggi hanno confermato che il Philaenus spumarius (insetto vettore), risultava infetto dalla sottospecie fastidiosa (ceppo ST1). Gli esami successivi hanno confermato la capacità del ceppo ST1 di infettare anche le viti, accendendo l’allarme tra gli agricoltori e le istituzioni.

Il primo focolaio è stato identificato nella provincia di Bari, tra le campagne di Noicattaro, Capurso e Triggiano. Dopo anni di allarmi e monitoraggi, l’infezione ha varcato una soglia critica, minacciando il cuore della produzione vitivinicola pugliese. Per contenere l’epidemia, le autorità hanno stabilito l’eliminazione obbligatoria delle piante infette e di quelle circostanti nel raggio di 50 metri. È stata inoltre proposta la rimozione volontaria fino a 400 metri per evitare un’ulteriore espansione del batterio. Ma la paura resta: la Xylella, una volta insediata, è estremamente difficile da eradicare.

Il batterio può colpire oltre seicento specie vegetali, rendendo quasi impossibile un contenimento efficace. Inoltre, il suo vettore principale, la sputacchina (Philaenus spumarius) è privo di predatori naturali capaci di contrastarne la diffusione. L’unico strumento efficace al momento rimane la prevenzione: il controllo del vettore e l’eliminazione tempestiva delle piante infette. Tuttavia, i viticoltori pugliesi temono di trovarsi di fronte a un destino già scritto, come quello degli olivicoltori prima di loro.
La speranza è che la ricerca scientifica e le misure di contenimento possano arginare la diffusione del batterio prima che sia troppo tardi. Ma il tempo stringe e aumenta la preoccupazione per il futuro dell’agricoltura pugliese.

Fonte foto apertura: Wikipedia, autore: Didier Descouens