Dal campo
In pellegrinaggio per il “sacro” cedro calabrese
Disposti a pagare anche 40 euro per un singolo agrume
Si pensa che la filiera dell’ortofrutta sia dedicata in senso assoluto alla sfera commerciale del prodotto; una volta allevato, curato e confezionato il frutto o ortaggio in questione deve performare al massimo nei reparti di competenza e basta. Per carità, questo aspetto è assolutamente vero ma sappiamo bene quanto l’ortofrutta, meglio di ogni altro prodotto, racconti storie di territori, tradizioni e usanze. L'ortofrutta, però si può elevare ulteriormente e diventare “sacra” per essere paragonata ai più importanti simboli religiosi.
E non è un’esagerazione parlare di sacro: per capirlo basta farsi un giro tra le cedriere, tra Diamante, Scalea e Santa Maria del Cedro, in provincia di Cosenza, dove ogni anno - da luglio a ottobre - arrivano rabbini da tutto il mondo per cercare i “cedri puri”.
Infatti, questo agrume è il simbolo della festa del Sukkot (festa delle capanne), la più importante per la religione ebraica. I rabbini si danno appuntamento a Santa Maria del Cedro per raccogliere, insieme ai contadini, i cedri migliori per il Sukkot. Il frutto deve essere “puro”, ovvero deve allegare in alberi non innestati, avere la buccia liscia e senza macchie, avere una forma ovale e pesare tra gli 80 e i 250 grammi. Il prezzo per un singolo frutto considerato perfetto oscilla dai 15 ai 40 euro. Quando la raccolta si è conclusa, le cassette contenti il prdotto, chiuse meticolosamente, raggiungono le sinagoghe di tutto il mondo.
Ma perché proprio la Calabria? Cos’hanno di speciale questi cedri?
In questo areale del Sud Italia la coltura del cedro risale ai primi secoli dell’era cristiana e la varietà coltivata è detta «liscia diamante» proprio perché è poco rugosa e alla raccolta è di colore verde brillante. Inoltre, questi agrumi godono di un microclima particolare: c’è la corrente calda del mare e a quella fredda del Pollino; così la pianta ha trovato qui il suo habitat ideale tanto che oggi, la produzione rasenta gli 85.000 quintali per 400 ettari di superficie coltivata. Dal novembre del 1999 esiste, con sede a Santa Maria del Cedro, un Consorzio del Cedro di Calabria, che riunisce 75 coltivatori e nella stessa località è stato aperto anche un Museo del Cedro (clicca qui) che ripercorre l'antichissima storia del prezioso frutto legato al territorio e racconta gli aspetti tecnico-scientifici relativi alla sua produzione. A maggio del 2023 la Commissione europea ha iscritto i cedri della «riviera» nel registro della Denominazione d’origine protetta (DOP).
Fonte foto apertura: Museo del Cedro